La Chiesa che Sogniamo: Immaginando un Futuro di Comunione, Partecipazione e Missione

A cura della Presidenza Diocesana

La Chiesa che sogniamo” è questo il titolo dell’incontro nazionale delle presidenze diocesane di Azione Cattolica. In più di 700 responsabili associativi e assistenti si sono ritrovati a Castel Gandolfo per una ricchissima esperienza di tre giorni.

I lavori si sono aperti con il Presidente Giuseppe Notarstefano: ha sottolineato quanto sia importante oggi essere associazione ed esserlo nel territorio per uscire fuori da quella “logica del Colosseo”, che pericolosamente attraversa il nostro tempo e ci rende solo spettatori passivi e virtuali di ciò che accade nel reale della nostra storia. La giornata è proseguita con un Walkabout sulla gratuità e si è conclusa con lo spettacolo “Cammelli a Barbiana” che ripercorre la vita di don Lorenzo Milani, figura molto cara al Movimento Studenti di Azione Cattolica.

Dal secondo giorno tutto si anima con i gruppi sinodali al centro del cammino della chiesa in questo tempo e mezzo attraverso il quale sognare insieme il ruolo dell’AC nella vita delle nostre parrocchie e delle nostre diocesi. La riflessione della mattina, guidata dalla Teologa e Pastora Evangelica Battista Lidia Maggi, ha avuto come fulcro la domanda “cosa ci appassiona?”. Partendo dalla lettura di alcuni estratti del Cantico dei Cantici e, facendoci accompagnare sapientemente da Lidia, abbiamo potuto rimettere in discussione le motivazioni prime che muovono il nostro stare nella chiesa, il nostro essere membra vive e operose del tessuto ecclesiale.

E poi il via ai gruppi sinodali dove i partecipanti hanno potuto sperimentare attraverso la metafora dell’albero e dei suoi elementi le fasi del cammino sinodale che la chiesa sta vivendo. La metafora dell’albero individua le tappe sinodali: le radici corrispondono alla fase narrativa, quella sapienziale è individuata dalla ricchezza dei rami, le foglie rappresentano la fase profetica e i frutti sarà la concretezza del cammino assembleare. Un’occasione quella dei gruppi sinodali per mettere in pratica quel progetto stupendo di Chiesa che è contenuto in Evangelii Gaudium(documento programmatico di Papa Francesco per la vita della Chiesa) e che chiede a tutti i membri delle comunità di mescolarsi, di conoscersi e di vivere in una comunione matura e significativa. 

Certamente questa esperienza di cantiere sinodale non è solo per la nostra associazione! Questo è stato rimarcato diverse volte, in particolare durante la tavola rotonda con Paolo Bovio, padre Bernardo Gianni, Antonella Sciarrone Alibrandi e il direttore di Tv2000 Vincenzo Morgante come moderatore. Dal dibattito è emerso come questa esperienza di sinodo possa essere una grande occasione per tutta la Chiesa e per il Paese in un tempo in cui c’è bisogno di Azione Cattolica!

Non è questo un percorso da fare da soli: la cura verso tutti va condivisa e fa parte della responsabilità di ciascuno come è emerso durante la presentazione del libro del presidente Notarstefano. Attraversare. Visioni. Processi. Sete. Germogli. La città che sale. 

Sei parole in cerca di cielo e di terra, di relazioni e Assoluto, preghiera e politica, sorriso e fraternità. Sei parole che ci aiutano a una lettura della realtà senza per questo nascondere fragilità, percorsi di crisi, transizioni e domande sul futuro. Perché nessuno si salva da solo.

Durante l’incontro hanno partecipato ai gruppi sinodali numerosi vescovi che sono stati compagni di questo sogno di Chiesa di questi giorni. Non è mancata la partecipazione colma di stima e affetto da parte del Presidente e del Segretario della CEI il Card. Matteo Zuppi e Sua Eccellenza Mons. Giuseppe Baturi. Proprio il Cartdinale Zuppi ha invitato l’AC a continuare ad essere al servizio a partire dagli ultimi, dagli scartati; solo partendo da essi l’amore ci coinvolgerà e a essere creativi di comunità. 

Un servizio, quello dell’AC, che è in continua rigenerazione e che sempre deve “lasciarsi guidare dalla Creatività dello Spirito” ci ha detto Mons. Giuliodori nella messa conclusiva dell’incontro. Un servizio che non può fare a meno delle alleanze che l’associazione stringe a livello locale e nazionale con tante associazioni di natura ecclesiale e civile.

In ultimo, un servizio che sia gioioso come ci ha ricordato il presidente Notarstefano nel suo discorso conclusivo. Un’ associazione di laici che vivono nel tempo in cui sono immersi, che sono capaci di abbracciare e amare questo tempo sull’orma di quanto tracciato dal presidente Bachelet. Una AC sempre aperta e dove ci sia spazio per tutti che sappia essere spazio ed esperienza di fraternità sinodale.

Numerose sono state le provocazioni ricevute dai diversi ospiti in questi giorni e sicuramente c’è tanto da fare… ma proprio sulla strada di casa è bello ripensare alle parole piene di fiducia che il beato Piergiorgio Frassati caro alla nostra associazione usò: “l’avvenire è nelle mani di Dio e meglio di così non potrebbe andare”. Una frase che non ci deve de-responsabilizzare, non ci deve far stare comodi in poltrona come ci mette in guardia Papa Francesco, anzi è la certezza che solo insieme al Signore la nostra strada si aprirà. Buon Cammino AC!

“Armida Barelli: donna, custode di generatività e apostola”

A cura dei Giovanissimi/Giovani di AC parrocchia S.PIO X

Nella giornata del 22 aprile 2023 Papa Francesco ha ricevuto in Udienza, in Piazza San Pietro, l’Azione Cattolica Italiana, l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in ringraziamento per la beatificazione di Armida Barelli, avvenuta a Milano lo scorso 30 aprile 2022.

Armida Barelli è stata un’educatrice italiana, cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dirigente dell’Azione Cattolica Italiana, cofondatrice delle Missionarie della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo e cofondatrice dell’Opera della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo. Quest’ultima ebbe anche un’attenzione speciale per l’evangelizzazione, in particolare in Cina, dove sostenne la nascita di un istituto religioso femminile oggi diffuso e vitale, le Missionarie Francescane del Sacro Cuore di Gesù.

La “sorella maggiore”, così si faceva chiamare, con la sua opera ha contribuito in maniera decisiva alla promozione delle giovani donne cristiane nella prima metà del Novecento, al processo di integrazione tra Nord e Sud, estendendo la sua azione anche in campo internazionale. Un lavoro che ha saputo coniugare fiducia in Dio e concreta efficienza organizzativa, fedeltà alla Chiesa e ai suoi pastori, frutto della consapevolezza del contributo delle donne laiche nella Chiesa e della determinata convinzione circa la funzione decisiva dell’associazionismo organizzato, strutturato sul piano nazionale e articolato a livello locale.

A tal proposito, durante l’udienza il Papa nel suo discorso ha messo in evidenza alcuni tratti importanti della sua figura: “La donna è custode privilegiato della generatività che si può realizzare grazie al dialogo di reciprocità con l’uomo. La Barelli è stata tessitrice di grandi opere e lo ha fatto realizzando una trama formidabile di relazioni, girando in lungo e in largo l’Italia e tenendo contatti con tutti. […] Anche rispetto al tema della leadership femminile in ambito ecclesiale e sociale – di cui la Barelli può essere considerata formidabile anticipatrice – abbiamo bisogno di un modello integrato, che unisca la competenza e la prestazione, spesso associate al ruolo maschile, con la cura dei legami, l’ascolto, la capacità di mediare, di mettere in rete e di far crescere le relazioni, a lungo ritenute appannaggio del genere femminile e spesso sottovalutate nel loro valore produttivo. […], il secondo tratto della Beata è essere apostola. […]  Essere apostole e apostoli vuol dire essere laiche e laici con passione, appassionati del Vangelo e della vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e costruendo percorsi di fraternità per dare anima a una società più giusta, più inclusiva, più solidale. Ed è importante fare tutto questo insieme, nella bellezza di un’esperienza associativa che, da un lato, allena a saper ascoltare e dialogare con tutti e, dall’altro, esprime quel “noi più grande” che educa alla vita ecclesiale, vita di popolo che cammina insieme.”

La diocesi di Taranto, e noi giovani dell’Azione Cattolica, abbiamo risposto a questo invito, unendoci al ringraziamento e alla grande assemblea presente in Piazza San Pietro al cospetto del Papa.

 L’incontro con il Papa è stata un’esperienza emozionante, indimenticabile e significativa per il nostro percorso di fede e per la nostra vita. Abbiamo fatto nostro il messaggio del Papa rivolto alle nuove generazioni, sull’importanza dell’esempio di Armida per noi giovani e sull’importanza di onorare la memoria di coloro che hanno fatto la storia. Inoltre, il Papa ha parlato del valore dell’educazione e della formazione di noi ragazzi affinché possiamo divenire noi, per primi, leader di esempio come la beata Armida Barelli, sui valori di umanità, giustizia e solidarietà.

(Chiara Brunetti, Michela e Luciana Saliva, Arianna Falcone, Laura Manfra – ACGiovanissimi e Daniela Angelillo – ACGiovani)

Il racconto della scuola associativa

A cura di Angela Giungato & Fabio Mancini

“La formazione è un impegno che qualifica l’Azione Cattolica”.

Da questa affermazione presente nel Progetto Formativo di A.C.I. e dalla profonda convinzione e volontà della Presidenza Diocesana è nata l’esigenza di offrire ai responsabili e ai soci di A.C.I. una Scuola Associativa che rispondesse ai loro bisogni formativi.La priorità metodologica è stata quella di rendere protagonisti i partecipanti in tutte le fasi dell’iniziativa: dalla scelta della tematica, tramite un questionario on-line somministrato a tutti i responsabili parrocchiali, alla modalità soprattutto laboratoriale degli incontri, fino alla stesura di un progetto realizzabile nelle realtà parrocchiali della nostra Diocesi.

Il tema indicato è “Laici di Azione Cattolica fedeli al Vangelo in questo nostro tempo”.

Dalla lettura nei laboratori sono emerse tre emergenze rispetto al tema generale: la dimensione del tempo nella società contemporanea anche alla luce delle esperienze vissute durante la pandemia; il dialogo tra generazioni; la sfida delle nuove forme virtuali di comunicazione.

A questo punto sono intervenuti in due incontri tre esperti che hanno aiutato a leggere con competenza le problematiche emerse: il dott. Ignazio Punzi come psicologo; la dott.ssa Carmen Sale come sociologa; don Salvatore Miscio che ha curato il taglio ecclesiale e associativo nel particolare momento sinodale. Luca Micelli e Monica Del Vecchio hanno raccontato come l’esperienza formativa e comunitaria vissuta in Azione Cattolica ha profondamente segnato la loro vita di laici impegnati nella famiglia, nella professione, nella Chiesa. Nell’ultimo incontro i gruppi hanno elaborato due progetti sui temi trattati: uno sull’alfabetizzazione informatica e ai social tenuta da giovani per gli anziani e l’altro sulla custodia del creato per giovani e adulti.

La Scuola, che si è svolta con momenti precisi durante tutto l’anno associativo, si è conclusa con la soddisfazione dei circa 50 partecipanti, che hanno auspicato una ripresa dell’esperienza per l’anno prossimo.

– Angela Giungato

Venerdì 14 aprile si è concluso il percorso formativo della scuola associativa di Azione Cattolica della Diocesi di Taranto. Ispirato al valore della formazione come impegno ed esperienza qualificante, l’iter è iniziato nel mese di settembre con il primo incontro durante il quale i partecipanti si sono interrogati sul “nostro tempo”: bisogni, urgenze e cambiamenti che hanno trasformato la nostra società e conseguentemente il nostro (nuovo) modo di comunicare, con la consapevolezza di riconsiderare le relazioni intergenerazionali in un nuovo clima culturale. Per questo motivo, nel secondo incontro, è stato necessario che qualcuno, con la sua competente esperienza formativa e scientifica, “raccontasse” e spiegasse i cambiamenti intervenuti nell’attuale contesto sociale in modo da orientare le scelte educative, le prassi pastorali e le eventuali attività formative parrocchiali. L’occasione è stata propizia per approfondire diversi aspetti dell’attuale areopago culturale attraverso una lettura sociologica, pedagogica, psicologica e antropologica.

In seguito all’analisi delle dimensioni implicate nei processi educativi e comunicativi, il percorso formativo ha previsto, nel terzo incontro, la conoscenza di una reale e concreta esperienza progettuale in “azione” che consentisse di fare memoria e tesoro della ricchezza germinale delle esperienze associative come risposte ai bisogni del nostro tempo in cui l’azione non è un semplice ‘fare’ ma è opera di discernimento e di evangelizzazione. Infine l’ ultimo incontro ha segnato il passaggio alle proposte attraverso cui siamo chiamati a “progettare” percorsi educativi rispondenti ai bisogni del nostro tempo in sintonia con gli orientamenti del Progetto formativo (2004) secondo cui questo è tempo di missione e “la comunità e in essa l’associazione devono trovare parole e forme nuove per comunicare il Vangelo ed entrare in dialogo con un mondo in cambiamento”. Noi ci abbiamo provato!

– Fabio Mancini

Passare per Crescere

Riti di Passaggio nella Vita dei Ragazzi

a cura di Cinzia Scatigna, Sara Panarelli, Francesca Mesto (Parrocchia Maria SS. Immacolata – S. Giorgio J.), Michele Vitale (Parrocchia S. Vito Martire – S.Vito)

Nel weekend, dal 9 all’11 dicembre, a Sacrofano (Roma), si è tenuto il convegno nazionale degli educatori dell’ACR, che ha riunito più di 500 partecipanti da tutta Italia.

In questo convegno, come citato dal titolo, gli argomenti trattati sono stati i passaggi evolutivi dei ragazzi.

Ha dato il via al convegno Mons. Gualtiero Sigismondi, assistente unitario, che durante la celebrazione di accoglienza ci ha consegnato queste sue riflessioni:

“Passare voce del verbo lasciare, lasciare infinito del verbo crescere” e ancora “Cresce solo chi impara a lasciare, soprattutto chi si allena ogni giorno a lasciare se stesso, perché lasciare se stessi è una disciplina che dura tutta la vita”.

Mons. Gualtiero Sigismondi e Don Francesco Marrapodi

La prima relazione del convegno è stata con il formatore Ignazio Punzi che ci ha aiutato a capire come comportarci con chi sta affrontando dei passaggi, che possono comportare paure e fragilità. Non c’è passaggio che avviene senza paura e con la condizione di una vita nuova. Nella Bibbia viene riportato 365 volte la frase “non abbiate paura”, detta da Gesù stesso. “La paura va abitata. Alla paura va data parola perché ci spiega dove ci troviamo. Ma senza mai soccombere ad essa”.

Ma gli educatori come devono comportarsi? Essi, nel loro piccolo, devono accompagnare il ragazzo facendolo sentire al sicuro e incoraggiandolo a partire, in quanto per il ragazzo e, in particolare, per il bambino “il volto dell’altro è figura del mondo”

L’intensa giornata che ci si prospettava sabato è iniziata con la celebrazione Eucaristica nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, presieduta dal Cardinale Angelo De Donatis. Nella sua omelia ha ripreso i concetti già espressi da Punzi invitandoci ad essere “educatori profeti, innamorati di Dio e dei fratelli più piccoli”. Soffermandosi anche sul fatto che ogni passaggio non è un realizzare se stessi, ma la gratuità, facendo di questa garanzia della crescita dei ragazzi che ci sono affidati.

Si sono poi tenuti alla Pontificia Università Lateranense tre miniconvegni differenti, che trattavano le dimensioni del “CRESCERE, INSIEME e CREDERE”. I tre seminari trattavano dei passaggi evolutivi, studiati e raccontati da tre punti di vista differenti, dove sono stati messi in evidenza la capacità dell’educatore di riconoscere i propri sogni, responsabilità ed errori, l’importanza della comunità nei passaggi e di come le etichette possano bloccare i processi, e che l’Azione Cattolica è un luogo in cui il Vangelo di nuovo accade, che si fa storia.

Nel pomeriggio vi è stata la visita alla tomba di Nennolina, presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, con un piccolo momento di preghiera.

Dopodiché un intero pomeriggio alla scoperta di “storie di passaggio” attraverso un itinerario culturale, un viaggio a tappe tra le bellissime vie di Roma, ricca di scorci suggestivi e luoghi pieni di storia.

Il convegno si è concluso con un laboratorio: gli educatori hanno creato degli striscioni di incoraggiamento per i ragazzi, legati all’iniziativa annuale, per far capire che tutti loro sono una squadra. Grazie a questo convegno anche gli educatori hanno vissuto dei passaggi essendo però in grado di comprenderli. E’ per questo che essi vanno via con una consapevolezza e un compito in più: diventare quell’educatore di cui il ragazzo ha bisogno nei momenti più importanti della sua vita, “non come compagni di giochi ma come fratello maggiore, che ha abitato e superato prima di lui questi passaggi”.

Ritorniamo a casa colmi di gratitudine verso i nostri Presidenti parrocchiali e il Centro Diocesano che hanno permesso di farci vivere questa esperienza.

“Proviamo a fare così anche noi con quello che viviamo, che impariamo, che sperimentiamo. Mettiamo via, facciamo provviste di esperienze, di incontri, di relazioni significative, di piccole e grandi conquiste, di storie avvincenti e scoperte sorprendenti. Non sappiamo bene quando e come ci potranno aiutare ad accompagnare i ragazzi in quei momenti inediti e sconvolgenti che sono i passaggi di vita, ma sapremo di camminare insieme a loro per loro per fare sì, davvero, che passare voglia dire crescere.”

[Annamaria Bongio, responsabile nazionale ACR, con il prezioso contributo di Maurizio Tibaldi, viceresponsabile nazionale ACR]

Il racconto di Segni del Tempo

A cura di Mariantonietta Fragnelli e Sara Salamina

Da pochi giorni è giunto a termine l’evento nazionale del settore giovani “SEGNI DEL TEMPO” tenutosi a Roma dal 28 al 30 ottobre. Durante queste giornate le vite, i volti e le storie di circa 2000 giovani provenienti da tutt’Italia si sono intrecciate al fine di compiere un cammino di fede e crescita spirituale.

Abbiamo avuto l’opportunità di sperimentare il valore della corresponsabilità e della condivisione. Ognuno di noi ha messo in gioco se stesso creando un dialogo costruttivo e ricco con ed attraverso l’altro seguendo l’ottica della complicità e collaborazione e dandoci l’opportunità di riflettere sulla nostra interiorità. Abbiamo riflettuto sull’importanza della sinodalità che, se gestita come un’azione di comunità, genera coesione sociale materializzandosi in occasioni di condivisione e confronto. All’interno della solidarietà, il pensiero e lo sguardo di ciascuno si fanno dono per tutti. È emerso il valore dell’affrontare processi riflessivi e progettuali che sappiano guardare ai limiti e alle risorse, ai rischi e alle opportunità, alle mancanze e alle potenzialità delle comunità stesse. Per una chiesa migliore è necessario un percorso di discernimento collettivo e sinodale, nella forma dell’ascolto reciproco e della ricerca condivisa finalmente riscoperta attraverso un contatto diretto con l’altro non più virtuale e distanziato. Tre giorni di riscoperta della bellezza delle relazioni rendendoci terreno fertile per un nuovo futuro da coltivare co-costruendo un mondo migliore che vada oltre l’individualismo odierno.

Un momento cruciale di questi tre giorni è stato l’incontro con il nostro Papa Francesco il quale ci ha ricordato: “siate giovani credenti e responsabili credibili, fate attenzione a non perdere il sapore, non diventare giovani tiepidi, cristiani annoiati”.

A seguito dell’udienza con il pontefice siamo stati divisi in gruppi ed abbiamo partecipato a convegni guidati da esperti e figure del settore incentrati su temi diversi quali: scuola, università, lavoro, tempo libero, sport, cultura pop, patrimonio culturale, crocevia di popoli, ambiente, legalità ed impegno civile. Questi incontri hanno contribuito allo sviluppo di uno sguardo attento sui luoghi che viviamo nella nostra quotidianità, immergendoci così nel vivo delle diverse realtà da noi speso ritenute “scontate”.

Noi giovani durante questa esperienza abbiamo potuto sperimentare il “vivere la fede in comunità”, una collettività autentica che potremmo definire come “prossima” poiché riconosce le diversità ma che, attraverso esse, giunge verso la strada dell’incontro in modo che si possa risvegliare in noi il desiderio di ricerca verso il bene comune. Ciò è possibile solo attraverso la responsabilizzazione delle nostre azioni.

La chiesa non va ripartita ma ripensata e rigenerata.

La fede è ossigeno per le relazioni umane ed è il nodo che stringe i credenti tra di loro, i cui diversi membri sono portati a riconoscersi come un unico corpo.

Taranto: una città che si racconta…

A cura della Presidenza Diocesana

Tra qualche giorno la nostra città accoglierà l’esperienza segno realizzata dal Settore Adulti e dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica. Ogni anno infatti, l’Azione Cattolica ed in particolare la presidenza nazionale, sente forte l’esigenza di mettersi in ascolto di un territorio che vive una situazione di disagio, difficoltà e precarietà.

Nel corso degli anni questo ormai consolidato appuntamento ha visto protagonisti i luoghi più disparati del nostro Paese, da Lampedusa, per ascoltare il parroco dell’isola, don Carmelo La Magra, e gli abitanti sull’emergenza immigrati, passando per Arquata del Tronto, tra gli sfollati a causa del terremoto, e poi Genova, tra coloro che avevano perso tutto dopo il crollo del ponte Morandi.

Lampedusa, Arquata del Tronto, Genova e Taranto. Luoghi distanti geograficamente e culturalmente ma con un minimo comune denominatore: il desiderio sconfinato degli uomini di essere ascoltati! La chiesa ci sta dimostrando in questo tempo quanta tenacia ci voglia per mettersi in ascolto, per farsi toccare e, se necessario, ferire dalle storie degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Da venerdì 26 a domenica 28 agosto i delegati delle diocesi e la presidenza nazionale saranno accompagnati alla scoperta della nostra città, l’esperienza infatti si intitola “Taranto: una città che si racconta tra sofferenza e speranza”. Il ricco programma, stilato con il supporto dell’ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il lavoro, Giustizia e Pace, Custodia del Creato, prevede la presenza dei rappresentanti di importanti realtà locali: l’Autorità di Sistema Portuale, Comune di Taranto, CISL, Peacelink, Ordine dei Medici di Taranto e mondo accademico.

Durante l’esperienza sono previste anche delle visite sul territorio, è infatti toccando con mano la sofferenza e le grandi ricchezze della città jonica che i partecipanti potranno vedere con i propri occhi quanto ascoltato durante i workshop. In particolare sono previste visite al quartiere Tamburi, al Castello Aragonese e in città vecchia.

Nella serata di sabato 27 agosto uno dei momenti più intensi della tre giorni sarà la cena-racconto presso il ristorante “Articolo 21”, si tratta di un ristorante sociale che offre lavoro a detenuti in cerca di riscatto, migranti e ragazzi provenienti dalle periferie della città.

Non ci resta che augurare buon ascolto a coloro che parteciperanno a questa preziosa esperienza, ci piace farlo con le parole di Sant’Agostino: “Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore”. “Nolite habere cor in auribus, sed aures in corde” (Sermo 380, 1: Nuova Biblioteca Agostiniana 34, 568).

Studenti pronti a tutto…ma proprio a tutto!

A cura di Elio Simone La Gioia – Segretario MSAC

“Il mondo tutto, e maggiormente i giovani, hanno bisogno di profeti che assumano con forza e passione la strada della libertà e della speranza, percorrano la via della bellezza e della bontà, senza paure e fino in fondo, fedeli alla terra e al cielo, pellegrini dell’assoluto, con una sete indomabile di conoscere, capire e studiare i problemi degli altri, le ragioni dei conflitti, le cause dell’ingiustizia, le vertigini estatiche della bellezza e della bontà, i misteri del dolore e dell’amore, il desiderio di continuare a cercare per trovare, e trovare per continuare a cercare ancora.” (P. GRECO, B. SPERANDINI, G. SURACE, Giovani, fede e vocazione, cit., pp. 37-38.)

Forza, passione e speranza. Penso che non ci siano parole più adeguate per descrivere il campo nazionale che abbiamo vissuto qualche giorno fa a Molfetta assieme ai fratelli e alle sorelle del Settore Giovani.

Per essere studentesse e studenti pronti a tutto ci vuole una forza di fondo che dobbiamo ricercare nell’essere associazione. È emerso più volte nei gruppi di confronto di questi giorni quanto sia importante lavorare insieme: insieme ai nostri compagni sui banchi di scuola, insieme ai vicepresidenti del settore giovani e soprattutto ai membri delle nostre equipe diocesane. La forza e la solidità di un circolo MSAC si vede non tanto dalla quantità di eventi che riesce a realizzare, da quanti rappresentanti riesce a candidare nelle scuole, ma nel bene che si instaura tra gli studenti che di quel circolo fanno parte.

“Vivete la vita che state vivendo con una forte passione!” È questo il consiglio forte e affettuoso che ci arriva dalle solide e delicate parole di don Tonino Bello. Il sogno di don Tonino era quello di giovani con il fuoco dentro, capaci di amare e spendersi per gli altri, di incontrare la gente senza timori e chiusure. Questo atteggiamento di umile apertura è tra le cose fondamentali che il MSAC deve acquisire proprio come stile, un circolo capace di fare rete con altre associazioni studentesche, realtà territoriali e tutti coloro che lavorano per il bene comune.

Non dobbiamo come Azione Cattolica e come MSAC in particolare chiuderci in noi stessi, arroccarci su pareti autoreferenzialità, anzi, dobbiamo essere ancora più impegnati in un ascolto sincero dei bisogni delle nostre scuole. Partendo da questi bisogni, nei giorni del campo ci siamo concentrati sulla stesura di buone pratiche per vivere insieme la nostra responsabilità, per accompagnare i segretari che studiano all’università o lavorano e per lavorare al meglio con le nostre equipe diocesane. Abbiamo accolto l’invito di don Tonino ad essere cristiani autentici sovversivi, il cristiano autentico è sempre un sovversivo; uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente.

L’ultima parola per descrivere questa esperienza è sicuramente speranza. La speranza è una virtù rischiosa, una virtù, come dice san Paolo, di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio (Rm 8,19). Non è un’illusione (Omelia di Santa Marta, 29 ottobre 2013). Ci siamo lasciati al termine del campo con una solida certezza: non è più il tempo di parlare di ripartenza, è tempo di ripartire concretamente guardando al futuro con speranza.

Se la nostra speranza non si traduce in scelte e gesti concreti di attenzione, giustizia, solidarietà, cura della casa comune rischiamo di essere studenti pronti a tutto, ma solo a parole. Specialmente a noi giovanissimi tocca organizzare la speranza, tradurla in vita concreta ogni giorno, nei rapporti umani, nell’impegno sociale e politico. Sta a noi superare la chiusura, la rigidità interiore, la tentazione di coloro che vogliono una Chiesa rigida, sta a noi superare la tentazione di occuparci solo dei nostri problemi e di ignorare quelli dei tanti studenti che vivono al di fuori dei nostri gruppi.

Viandanti sulle strade del nostro tempo

A cura dei partecipanti della nostra diocesi

“La nostra attività conosce uno “ieri” e un “oggi”, nel quale prendiamo le decisioni relative al “domani”. La situazione non rimane solo un elemento esterno per la nostra attività ecclesiale, ma confluisce in essa, contribuisce a determinarne la prassi, così come a sua volta la nostra prassi contribuisce a plasmare la situazione, mantenendola o modificandola.” (P.M. ZULEHNER, Teologia Pastorale, 1. Pastorale fondamentale. La Chiesa fra compito e attesa, Queriniana, Brescia 1992, p 25.)

Siamo chiamati a scelte importanti, scelte alte, scelte che plasmano; oggi all’Azione Cattolica è chiesto proprio questo e come giovani ci è chiesto di essere vento nuovo per l’associazione e per la chiesa.

Se volessimo riassumere il campo che abbiamo vissuto a Molfetta dal 29 Luglio al 1 Agosto, non ci sarebbe parola migliore di scelta. Oltre 150 partecipanti hanno scelto di ritagliarsi un tempo disteso per riflettere su come essere Giovani Wannabe: sulle strade del nostro tempo. Ciò che è emerso da questa esperienza è che vogliamo essere giovani che vivono una responsabilità giovane.

Abbiamo fatto tesoro del confronto vissuto durante il modulo formativo di Montesilvano e ci siamo nuovamente rimessi in discussione attraverso il confronto con ospiti, l’intenso lavoro nei gruppi sinodali e una riflessione personale. Dopo questa esperienza siamo sempre più convinti che lo stile che la nostra AC debba seguire sia quello suggerito dal sinodo, anche il metodo di lavoro da utilizzare è una scelta.

Nei gruppi abbiamo provato a far emergere i bisogni che i giovanissimi e giovani che abitano le nostre associazioni hanno, perché solo partendo da bisogni concreti potremo mettere in cantiere idee, progetti e proposte che rispondano effettivamente a questi bisogni. Come settore dobbiamo accogliere la sfida di accompagnare i nostri soci verso l’adultità, essere ascoltatori attenti delle esigenze dei giovanissimi, trovare modi e tempi per far sentire anche chi studia o lavora fuori dalla propria diocesi a casa.

Sono sfide grandi lo sappiamo, ma è proprio l’essere uniti come un’unica associazione la strada per poter rendere realtà tutto questo. Il presidente nazionale, nell’intervento conclusivo, ci ha ricordato quanto sia importante oggi per l’Azione Cattolica mettere insieme, abbiamo il compito e la responsabilità di creare legami all’interno dell’associazione e delle nostre realtà locali.

Torniamo a casa, nelle nostre associazioni diocesane, con il forte desiderio di essere giovani senza mezze misure, giovani che sono affamati di una chiesa bella, vicina e profetica. Proprio su questo abbiamo pregato sulle orme di un gigante della santità: don Tonino Bello.

“Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano.” (A. BELLO, Senza misura, La Meridiana, Molfetta 1993.)

40 anni di servizio generoso alla Chiesa

La Presidenza diocesana, il Consiglio diocesano e l’Associazione tutta rivolgono con affetto e gioia i più sentiti auguri a don Carmine Agresta, Assistente unitario diocesano, per il suo 40.mo anniversario di ordinazione sacerdotale e lo ringraziano di cuore per il servizio che in questi anni sta donando all’Azione Cattolica.

La collaborazione con la gerarchia e l’amicizia sincera con i presbiteri sono uno dei tratti distintivi dell’Ac. In Ac l’assistente ha un “ruolo importante nella formazione di coscienze di laici desiderosi di vivere con gioia la propria vocazione battesimale e di orientare la propria vita ad un progetto di santità” (Progetto Formativo): è un amico con cui crescere nella corresponsabilità e nella fede.

“Al servizio di questo impegno formativo e missionario ponete, carissimi, le vostre migliori energie: la sapienza del discernimento spirituale, la santità della vita, le varie competenze teologiche e pastorali, la familiarità di relazioni semplici e autentiche. Il Papa vi è vicino e vi incoraggia a non perdervi d’animo, soprattutto quando, dovendo contemperare il servizio di Assistente con altri incarichi in Diocesi, vi capita di sperimentare la fatica e la complessità di un tale ministero. Siatene certi: l’essere Assistenti dell’Azione Cattolica, proprio per la singolare relazione di corresponsabilità insita nell’esperienza stessa dell’Associazione, costituisce una sorgente di fecondità per il vostro lavoro apostolico e per la santità della vostra vita”. (Dal Messaggio di San Giovanni Paolo II agli Assistenti di AC)

Caro don Carmine ti accompagniamo con le nostre preghiere e affidiamo il tuo servizio ecclesiale alla Vergine Immacolata, Regina dell’Azione cattolica.

HO UN POPOLO NUMEROSO IN QUESTA CITTÀ

A cura di Antonella Caputo – Vicepresidente Adulti

Dal 25 aprile al 2 maggio si è tenuta la XVII ASSEMBLEA NAZIONALE dell’Azione Cattolica Italiana in modalità telematica, causa il prolungarsi dell’emergenza sanitaria.

L’Assemblea ha avuto il compito di rinnovare l’organico del Consiglio Nazionale e presentare il documento assembleare che accompagnerà la vita associativa nel prossimo triennio.

Circa 700 i delegati delle Diocesi di tutta Italia che si sono ritrovati su piattaforma a seguire e partecipare attivamente ai lavori, un numero elevato che ha impegnato non poco gli organizzatori.

I lavori si sono aperti col saluto del Presidente Nazionale uscente Matteo Truffelli che ha ricordato l’importanza del 25 aprile e ha fatto riferimento, naturalmente, alla pandemia che ha condizionato pesantemente la vita di ognuno di noi ma che non ha fermato il cammino di AC.

Truffelli ha parlato della “profezia della mitezza” che trasforma la storia con umiltà e mitezza e che ha avuto come esempi significativi persone come Bachelet, Armida Barelli, Carretto, Sturzo, Mazzolari e don Tonino Bello. Ai soci ha chiesto di rinnovare l’impegno nelle città, lungo i sentieri missionari, perché sia sempre più una AC in uscita, in questa Chiesa e per questa Chiesa, all’insegna della sinodalità come insiste Papa Francesco, invitandoci a seguire le sue parole. Perchè l’Azione Cattolica,  Truffelli l’ha ribadito con decisione, sta con Papa Francesco.

La giornata è proseguita con i messaggi di buon lavoro all’Assemblea, arrivati dal Santo Padre e dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Dopo il saluto iniziale trasmesso sui canali social di AC e Youtube i lavori sono proseguiti su piattaforma riservata ai soli delegati, i quali hanno avuto un po’ di tempo per seguire le spiegazioni tecniche che avrebbero permesso loro di cominciare il lavoro per cui sono stati chiamati.

E’ stato presentata la bozza del documento assembleare , sottoposto all’attenzione dei delegati che, divisi in gruppi, hanno analizzato ciascuno un punto in particolare decidendo se fare modifiche al documento stesso. Tali modifiche sarebbero poi state portate all’attenzione di tutti i delegati riuniti in plenaria e votati.

Il dibattito sul documento assembleare e la possibilità per tutti di presentare emendamenti è un esercizio di democrazia che caratterizza e nobilita un’associazione come la nostra.

Le serate del 27 e del 29 aprile sono state in chiaro, visibili a tutti. Il 27 aprile abbiamo ascoltato alcune testimonianze relative al “prendersi cura”: un ponte di volontariato tra l’Italia e la Terra Santa e l’impegno di suore cattoliche e laici che a Betlemme mandano avanti HOGAR NINO DIOS prendendosi cura di bambini in difficoltà e rifiutati dai genitori perché gravemente malati. Si è concluso con un momento di preghiera.

Il 29 aprile un altro momento di approfondimento che ha avuto come tema “Sulla stessa barca”.

Sabato 1° Maggio si è entrati nel vivo dei lavori assembleari, deliberando e votando tutti gli emendamenti arrivati ai coordinatori dei vari gruppi.

Ogni delegato ha ottenuto una scrivania virtuale per permettere di esprimere il proprio voto in perfetto anonimato e, volendo, di presentare emendamenti personali diversi dal punto che il suo gruppo ha esaminato. Ovviamente questo ha richiesto moltissimo tempo. Le votazioni sono proseguite fin quasi alla mezzanotte, poi sospese e riprese l’indomani. Ma intanto si è votato anche per il nuovo Consiglio Nazionale ma su piattaforma diversa: ogni delegato ha espresso le proprie preferenze ricevendo un codice identificativo segreto di accesso per votare e nonostante qualche incertezza tutto si è svolto rapidamente.

Nel pomeriggio del 2 maggio si è votato il documento finale che sarà diffuso quanto prima, è stata votata ancora una mozione, aggiunto un contributo dei ragazzi ACR al documento assembleare, quindi i nuovi eletti e le loro Diocesi:

ACR : LOVATO ( Verona ) – D’ANTONI ( Cefalù )– TIBALDI  ( Alba ) – D’ANGELO  ( Teramo-Atri) – MACCHIAVELLO ( Genova ) – TELESCA ( Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo ) – ZAMBON ( Milano )

GIOVANI : ZARDI ( Imola ) – GITTO ( Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela ) – BENEDETTO ( Mondovì ) – CARROZZA ( Sulmona-Valva ) – SERENI ( Terni-Narni-Amelia ) – TORRINI ( Fiesole ) – BIANCHI ( Brescia )

ADULTI : FRATINI ( Fiesole ) – BOSSIO ( Ancona-Osimo ) – PANZANI ( Milano ) – PAPARELLA ( Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ) – MELI ( Ragusa ) – DE SANTIS ( Cosenza-Bisignano ) – CARROZZO ( Brindisi-Ostuni )

Prima di chiudere la XVII Assemblea Nazionale un emozionato e commosso Matteo Truffelli ha salutato con vari ringraziamenti chi lo ha accompagnato in questo settennato di Presidenza AC, citando, per 6 volte, lo stesso verbo-impegno; amare.

AMARE il nostro tempo come seminatori di speranza, non diffondendo paure e timori.

AMARE il nostro mondo tenendo presente l’ecologia integrale che tanto sta a cuore a Papa Francesco, prendendoci cura del nostro territorio.

AMARE la Chiesa, camminando con quella locale, italiana e mondiale,

AMARE la gente, soprattutto i piccoli, i poveri, gli emarginati. Ricordiamoci che siamo popolo di Dio.

AMARE chi si affida alla nostra passione educativa, impegno verso tutta la società civile.

AMARE l’AC, speranza di migliaia di persone: raccontarla, promuoverla, sostenerla.

Tutto questo perché l’AC, come disse il vescovo Mansueto Bianchi, assistente ecclesiastico di Azione Cattolica, “Siete una Chiesa bellissima”.

Termina qui questa anomala Assemblea Nazionale, in cui tutto è anomalo a causa di una pandemia che ci ha piegati ma non sconfitti.

Ringrazio anch’io la Presidenza Diocesana che ha voluto coinvolgermi in questa esperienza e che mi è stata accanto aiutandomi e sostenendomi.

E ringrazio anch’io l’AC .

Promuovere la nostra Associazione, farla conoscere, è un impegno davvero necessario, perché l’AC è uno scrigno pieno di pietre preziose che prendono luce dal Vangelo. La luce del Vangelo deve essere per tutti!