A braccia aperte! L’incontro nazionale dell’A.C. con Papa Francesco

Nei giorni precedenti all’evento le notizie che ci arrivavano parlavano di 50.000 presenze.

50.000 tra bambini, giovani ed adulti di Azione Cattolica, tutti in piazza San Pietro per l’incontro con Papa Francesco. Mentre ci incamminavamo ci chiedevamo proprio questo…chissà quanti saremo?!?! Siamo stati tra i primi ad oltrepassare il maestoso colonnato del Bernini per ritrovarci in una piazza fresca, non ancora riscaldata dal sole e dal calore dei soci di AC. Abbiamo visto pian piano la piazza riempirsi intorno a noi e nel giro di un paio d’ore l’annuncio: “Siamo 80.000”, un grido di gioia si è alzato da una folla contraddistinta dai colori associativi, in un luogo che, architettonicamente “abbraccia”, accoglie ed avvolge.

Quella del 25 aprile scorso è stata una giornata ricca di emozioni per i tanti accorsi all’invito del Santo Padre, una data scelta dal Pontefice che è stata anche un modo per festeggiare insieme i tanti cattolici che parteciparono alla lotta partigiana contro il Nazifascismo e per la liberazione dell’Italia.

La giornata è iniziata con un momento di preghiera, presieduto dall’Assistente Ecclesiastico Generale, S.E. Mons. Claudio Giuliodori che ha proposto una riflessione, sottolineando l’importanza dell’incontro con Cristo che aiuta ad andare avanti anche nei tempi drammatici attuali, invitando a essere sempre più testimoni del Risorto in ogni campo della vita.

A seguire tanti i momenti di riflessione e intrattenimento, presentati da Massimiliano Ossini ed Antonella Ventre. Dal sagrato abbiamo ascoltato i “Rulli Frulli” che hanno raccontato la loro vicenda di banda musicale di inclusione, dove ognuno può partecipare suonando strumenti inusuali. Il presidente nazionale di AC, Giuseppe Notarstefano, ha poi commentato il rapporto tra l’associazione e il Papa, soprattutto «l’insegnamento che ci ha dato invitandoci a essere una Chiesa in uscita e sostenendoci nelle nostre innumerevoli sfide che affrontiamo sempre con il sorriso e, appunto, a braccia aperte». Significativo l’intervento di Neri Marcorè che ha cantato un testo e letto delle riflessioni contro la guerra, ricordando la Festa della liberazione.

Qualche minuto dopo sulle note di “Jesus Christ You Are My Life” l’arrivo di Papa Francesco sulla sua papamobile che girando per la piazza ha salutato tutti i presenti.

Dopo un lungo giro, il Papa prende la parola, ci saluta ed accoglie. Un discorso incentrato sulla cultura dell’abbraccio.

Il titolo che avete scelto per il vostro incontro è infatti “A braccia aperte”. L’abbraccio è una delle espressioni più spontanee dell’esperienza umana. La vita dell’uomo si apre con un abbraccio, quello dei genitori, primo gesto di accoglienza, a cui ne seguono tanti altri, che danno senso e valore ai giorni e agli anni, fino all’ultimo, quello del congedo dal cammino terreno. E soprattutto è avvolta dal grande abbraccio di Dio, che ci ama, ci ama per primo e non smette mai di stringerci a sé, specialmente quando ritorniamo dopo esserci perduti, come ci mostra la parabola del Padre misericordioso”.

Proseguendo il Papa ci ha proposto tre tipi di abbraccio, “l’abbraccio che manca, l’abbraccio che salva, l’abbraccio che cambia la vita”.

Quando l’abbraccio manca, “le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo non più veicoli di fraternità, ma di rifiuto e contrapposizione, anche violenta, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani, fino a portare al conflitto”. Perciò “all’origine delle guerre ci sono spesso abbracci mancati o rifiutati, a cui seguono pregiudizi, incomprensioni e sospetti, fino a vedere nell’altro un nemico”.

Poi c’è l’abbraccio che salva che “raggiunge il suo culmine nell’Eucaristia e sulla Croce, quando Cristo offre la sua vita per la salvezza del mondo, per il bene di chiunque lo accolga con cuore sincero, perdonando anche ai suoi crocifissori. E tutto questo ci è mostrato perché anche noi impariamo a fare lo stesso. Lasciamoci abbracciare da Lui, come bambini, per poter abbracciare i fratelli e le sorelle con la stessa carità”.

Infine l’abbraccio che cambia la vita. Un abbraccio può cambiare la vita, mostrare strade nuove, strade di speranza. Sono molti i santi nella cui esistenza un abbraccio ha segnato una svolta decisiva, come San Francesco, che lasciò tutto per seguire il Signore dopo aver stretto a sé un lebbroso. E se questo è stato valido per loro, lo è anche per noi. Ad esempio per la vostra vita associativa, che è multiforme e trova il denominatore comune proprio nell’abbraccio della carità, unico contrassegno essenziale dei discepoli di Cristo, regola, forma e fine di ogni mezzo di santificazione e di apostolato. Lasciate che sia essa a plasmare ogni vostro sforzo e servizio, perché possiate vivere fedeli alla vostra vocazione e alla vostra storia”

Infine ci ha esortati ad essere atleti e portabandiera di sinodalità nelle diocesi e parrocchie di appartenenza per una piena attuazione del cammino fino ad oggi compiuto.

Al termine del discorso il Papa ha salutato i presenti sul sagrato e tutti noi con un ultimo giro sulla papamobile.

La mattinata è proseguita con i cantanti Stefano Picchi e Giovanni Caccamo, con le testimonianze di pace di giovani dell’Ucraina e della Terra Santa, con la lettura di testimonianze di soci di Ac che hanno partecipato alla Resistenza e alla nascita della Repubblica e ascoltato le esperienze di cura del Creato da giovani delle Marche e dell’Emilia Romagna, vittime delle alluvioni del 2022 e del 2023.

Non poteva mancare l’inno della giornata “A Braccia Aperte” di Emanuele Fossi che ci ha accompagnato durante la giornata e continuerà a farlo.

Quello del 25 aprile è stato un grande evento, frutto di una grande organizzazione che ha coinvolto tutti i livelli della nostra associazione. Sono stati mesi e giorni impegnativi, per far sì che tutto andasse per il meglio.

Sette i pullman partiti, la sera prima, dalla nostra diocesi, 400 i partecipanti.

Non vivevamo un momento così importante da sette anni, quando festeggiammo i 150 anni dell’Azione Cattolica, in mezzo la pandemia. Avevamo bisogno tutti di ripartire con un grande abbraccio.

Grazie agli AmiCi del gruppo “referenti bus” per il sostegno reciproco, ai responsabili dei gruppi parrocchiali che per primi hanno coinvolto le loro realtà associative.

Grazie ai volontari che sono partiti da Taranto: Adriana, Alessia, Francesca, Guglielmo e Rosa, che si sono resi disponibili affinchè tutto procedesse senza intoppi, affiancandosi a tutti gli altri provenienti da tutta la penisola.

Concludo questo “resoconto” con le parole delle nostre due amiche che si sono messe a servizio di tutti noi.

“Questa era la mia prima esperienza come volontaria al servizio di un evento A.C.; sono stati due giorni belli intensi: dopo averci suddivisi nei vari team e aver spiegato i vari compiti, sveglia alle 3 per iniziare la giornata! È stato bellissimo vedere quante persone arrivassero, gruppi numerosissimi e di qualsiasi età. C’è stata tanta collaborazione tra noi per aiutarci a vicenda nel gestire tutto al meglio, e questo mi ha sostenuta nell’arco della giornata aiutandomi ad essere serena e a godermi ogni momento.
Sicuramente non abbiamo potuto vivere appieno la festa in piazza, ma l’esperienza da volontaria mi ha arricchita in modo differente, cambiare il punto di vista di esperienze che ho sempre vissuto da ‘ospite’ è emozionante, fa riflettere su quanto impegno ci sia dietro ogni cosa”. (Alessia Rodio – San Francesco D’Assisi, Crispiano)

“Essere discepolo significa avere la disposizione permanente di portare agli altri l’amore di Gesù e questo avviene spontaneamente in qualsiasi luogo, nella via, nella piazza, al lavoro, in una strada. Dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco (127)
E’ la preghiera con cui i noi volontari abbiamo dato inizio ad una grande avventura.
Eravamo circa 150 accomunati da un unico intento: permettere che ciascuno potesse partecipare all’evento pienamente e in modo gioioso.
Accogliere i gruppi ai parcheggi, gestire i flussi alle banchine delle metro, indirizzarli verso la destinazione con info e consigli.
Essere operativa e attiva dalle 04.00 alle 15.00, è stato fisicamente stanchevole ma totalmente appagante. Anche se non sono riuscita a vedere il Papa! Peccato, eh sì, ma era una probabilità che avevo messo in conto. Ma il Papa mi ha comunque toccato il cuore ed emozionata. In famiglia ci si aiuta, e nella grande famiglia di AC era questo il mio compito. Alla prossima!” (Rosa Marinò – Madonna del Rosario, Statte).

E quindi… Un abbraccio a braccia aperte per raggiungere tutti.
Mariangela Di Geronimo

Esperienza segno, nel segno di Taranto

A cura di Antonella Caputo – Vicepresidente Adulti

Un importante appuntamento nella nostra città ha caratterizzato 3 giorni di questo fine agosto. L’AC nazionale negli ultimi anni ha preso l’impegno di visitare alcuni luoghi, sul territorio italiano, che abbiano una particolare situazione di difficoltà e di sofferenza: dopo Lampedusa, Arquata del Tronto e Genova, l’attenzione è stata rivolta alla città di Taranto.

I motivi sono noti: dalla situazione grave e intricata dell’inquinamento ai livelli di disoccupazione e alla critica situazione sanitaria, alcuni delegati regionali e nazionali hanno voluto far sentire la presenza tangibile dell’associazione. Ad accoglierli la presidenza diocesana, alcuni esponenti del consiglio e del MLAC.

Dal 26 al 28 agosto, quindi, la nostra Diocesi ha avuto il piacere di ospitare un convegno che non aveva le caratteristiche di semplice presa di coscienza della nostra situazione, ma abbiamo assistito a considerazioni mirate, analisi e idee da parte di esperti. Taranto è una città ferita e troppo spesso i suoi abitanti si sentono abbandonati e delusi ma non hanno mai smesso di far sentire la loro voce e questo è stato subito chiaro ai nostri ospiti. L’introduzione ai lavori è stata curata da Tommaso Marino, segretario nazionale MLAC e da Paolo Seghedoni, vicepresidente nazionale settore Adulti.

Gli interventi non sono stati certo banali, come, per esempio, quello di Roberto Settembrini, segretario dell’Autorità Portuale di Taranto, che ha illustrato la grande potenzialità del turismo crocieristico, informandoci dei passi che si stanno facendo in questo senso in sinergia con il Comune, descrivendo ciò che si può realizzare sul nostro territorio. Gianfranco Solazzo, segretario CISL, ha tratteggiato il quadro non roseo della situazione lavorativa, ma costantemente monitorato; l’assessore ai Lavori Pubblici Mattia Giorno ha parlato di impegno sostenibile per quanto riguarda la mobilità. A seguire il fondatore di PeaceLink, Alessandro Marescotti, certamente una voce autorevole nel campo ambientalistico, ha presentato vari luoghi con problemi analoghi a quelli di Taranto mostrando studi fatti e dati economici-produttivi. Annamaria Moschetti, presidente della commissione ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto, ha esposto la situazione epidemiologica attuale e come si sia sempre impegnata in ogni modo nel portare la voce di Taranto a chi di dovere.

I lavori sono stati arricchiti dalla presenza di una realtà di imprenditoria giovanile locale “Tramandare”, un brand innovativo che coniuga sostenibilità, cultura e passione per il territorio. Ai relatori sono state consegnate delle t-shirt realizzate da questa bella realtà raffiguranti in chiave moderna simboli appartenenti alla città.

La lucida relazione di don Antonio Panico purtroppo ha evidenziato, senza mezzi termini, che il problema ambientalistico di Taranto sembra essere evitato dalle forze politiche, come una fatalità che ormai ci è capitata e che la popolazione deve sopportare. Il convegno si è concluso col saluto del nostro assistente Don Carmine Agresta e don Fabrizio De Toni, assistente nazionale Adulti.
Quello che, comunque, si è capito è che Taranto non ha voglia di soccombere, che ha potenzialità e possibilità, che ha gente che lotta per lei e per le sue bellezze. E infatti , oltre le analisi e le relazioni tecniche, l’AC di Taranto ha voluto offrire agli ospiti un po’ di questa bellezza accogliendoli con calorosità ( anche climatica! )
La Diocesi di Taranto ha accompagnato gli ospiti alla visita del quartiere Tamburi per far conoscere questo luogo simbolo, ma hanno visto anche il Ponte Girevole e il Ponte di pietra, hanno ammirato un ipogeo e la Cattedrale di San Cataldo, hanno visitato alcuni luoghi della Città Vecchia che va pian piano riqualificandosi. Ed hanno gustato una vera cena tarantina.
Una tre giorni ricca ed edificante e la delegazione ospite ha scoperto quel lato di Taranto che non viene pubblicizzato in tv, ha visto arte, storia, ha sentito l’odore del mare, la tipicità dei vicoli.

Ed hanno avuto voglia di ritornare e se una città fa scaturire questo desiderio vuol dire che ha qualcosa di prezioso in sé che deve solo venir fuori, come un diamante grezzo che sprigionerà la sua luce.
Il lavoro della nostra Diocesi è stato importante ed è riuscito bene grazie all’impegno degli organizzatori che hanno curato l’accoglienza, gli spostamenti e il benessere degli ospiti, per far sì che il loro soggiorno da noi fosse piacevole.

Grazie a loro e ai sacerdoti che hanno curato le celebrazioni: don Carmine, don Antonio Panico, don Fabrizio De Toni e monsignor Paolo Oliva.
E grazie alle suore dell’Istituto Maria Immacolata di Taranto che ci hanno offerto una perfetta e curatissima ospitalità.

Taranto: una città che si racconta…

A cura della Presidenza Diocesana

Tra qualche giorno la nostra città accoglierà l’esperienza segno realizzata dal Settore Adulti e dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica. Ogni anno infatti, l’Azione Cattolica ed in particolare la presidenza nazionale, sente forte l’esigenza di mettersi in ascolto di un territorio che vive una situazione di disagio, difficoltà e precarietà.

Nel corso degli anni questo ormai consolidato appuntamento ha visto protagonisti i luoghi più disparati del nostro Paese, da Lampedusa, per ascoltare il parroco dell’isola, don Carmelo La Magra, e gli abitanti sull’emergenza immigrati, passando per Arquata del Tronto, tra gli sfollati a causa del terremoto, e poi Genova, tra coloro che avevano perso tutto dopo il crollo del ponte Morandi.

Lampedusa, Arquata del Tronto, Genova e Taranto. Luoghi distanti geograficamente e culturalmente ma con un minimo comune denominatore: il desiderio sconfinato degli uomini di essere ascoltati! La chiesa ci sta dimostrando in questo tempo quanta tenacia ci voglia per mettersi in ascolto, per farsi toccare e, se necessario, ferire dalle storie degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Da venerdì 26 a domenica 28 agosto i delegati delle diocesi e la presidenza nazionale saranno accompagnati alla scoperta della nostra città, l’esperienza infatti si intitola “Taranto: una città che si racconta tra sofferenza e speranza”. Il ricco programma, stilato con il supporto dell’ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il lavoro, Giustizia e Pace, Custodia del Creato, prevede la presenza dei rappresentanti di importanti realtà locali: l’Autorità di Sistema Portuale, Comune di Taranto, CISL, Peacelink, Ordine dei Medici di Taranto e mondo accademico.

Durante l’esperienza sono previste anche delle visite sul territorio, è infatti toccando con mano la sofferenza e le grandi ricchezze della città jonica che i partecipanti potranno vedere con i propri occhi quanto ascoltato durante i workshop. In particolare sono previste visite al quartiere Tamburi, al Castello Aragonese e in città vecchia.

Nella serata di sabato 27 agosto uno dei momenti più intensi della tre giorni sarà la cena-racconto presso il ristorante “Articolo 21”, si tratta di un ristorante sociale che offre lavoro a detenuti in cerca di riscatto, migranti e ragazzi provenienti dalle periferie della città.

Non ci resta che augurare buon ascolto a coloro che parteciperanno a questa preziosa esperienza, ci piace farlo con le parole di Sant’Agostino: “Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore”. “Nolite habere cor in auribus, sed aures in corde” (Sermo 380, 1: Nuova Biblioteca Agostiniana 34, 568).

Idee in Movimento, bando di progettazione sociale MLAC

A cura della Commissione MLAC diocesana

È online l’edizione 2021 del bando di progettazione sociale indetto dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica (MLAC). Il titolo scelto per quest’anno è “Idee in Movimento”.

Giunto alla sua XV edizione, il bando è da sempre un’occasione per promuovere la progettazione sociale, realizzare progetti capaci di apportare cambiamenti nei territori, creare nuove opportunità lavorative.

Come afferma Tommaso Marino, Segretario nazionale del MLAC, “La progettazione sociale è una possibilità, per i territori, di ri-creare legami e un tessuto di relazioni che, in qualche caso, si è sfilacciato durante l’esperienza della pandemia. Il mettersi insieme, creare alleanze e progetti comuni può rappresentare un modo per ripartire guardando al futuro”.

Le finalità del concorso restano immutate: promuovere la cultura della progettualità, favorire la creazione e il potenziamento di reti all’interno delle comunità, sviluppare una cultura dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile.

Il titolo scelto per quest’anno, “Idee in Movimento”, fa ben comprendere lo spirito che da sempre anima questo concorso: rendere possibile la realizzazione di quei progetti che, gruppi formali o informali, spesso costituiti da giovani, pensano in chiave innovativa, guardando alle persone e ai territori che abitano.

Si tratta di uno spirito in piena sintonia con quanto indicato dalla Dottrina Sociale della Chiesa, secondo cui una trasformazione del mondo del lavoro, orientata verso un progresso autentico dell’uomo e della società, si ha solo quando a far da padrona vi sia una cultura del lavoro di tipo personalista, ovvero basata sulla centralità dell’uomo con i suoi valori e i suoi bisogni, non solo materiali, ma anche spirituali, e solidarista, tesa dunque a venire incontro alle esigenze di chi ha bisogno di aiuto.

Tre gli ambiti di promozione per i quali è possibile presentare i progetti: percorsi di educazione non formale; reti innovative per la coesione sociale; percorsi di economia creativa (della biodiversità, della sostenibilità, dell’economia circolare).

Le richieste dovranno essere redatte secondo i moduli allegati al bando, ovvero:

  • formulario online di presentazione del progetto da compilare in tutte le sue parti (allegato 1);
  • video-clip originale (realizzato appositamente per la presentazione del progetto, con materiali non coperti da copyright e nel rispetto delle norme sui diritti d’autore) della durata massima di 5 minuti, che descriva l’idea progettuale, il gruppo proponente e il contesto dove si realizzerà il progetto;
  • lettera per il partenariato, ove siano presenti uno o più partner (allegato 2);
  • lettera di condivisione d’intenti con l’Azione Cattolica diocesana e, ove presente, con il MLAC diocesano, individuando al loro interno un “tutor associativo” che accompagnerà la realizzazione del progetto (allegati 3 e 4).
  • Liberatoria per la proprietà del materiale video e/o fotografico (allegato 5).

Ai progetti selezionati verrà assegnato un contributo massimo di € 3.000.

La scadenza per la presentazione dei progetti è fissata al 28 febbraio 2021.

Sulla pagina web del MLAC dedicata al concorso di idee, gli utenti potranno votare il progetto chepreferiscono, registrandosi ed esprimendo un solo voto. La votazione sarà aperta dal 7 marzo 2021 al 18 marzo 2021.

Il Mlac diocesano è a disposizione per eventuali chiarimenti, informazioni o accompagnamento nella presentazione del progetto.

Non perdere dunque questa occasione e presenta la tua idea progettuale!

Per maggiori informazioni visita il sito https://mlac.azionecattolica.it/progettazione-sociale-2021

MLAC: vocazioni a lavoro

A cura della Commissione MLAC diocesana

A che serve parlare di lavoro nell’Azione Cattolica? L’Ac non è già attenta a questi temi? E perché un movimento? La risposta, non scontata, non può che essere biblica: Gesù stesso fu un lavoratore, presso la bottega di Giuseppe. E lì conobbe la fatica, ma anche la bellezza, della trasformazione di un pezzo di legno in qualcosa di utile. Pensateci: arte manuale ma anche fantasia, immaginazione e anche utilità. Una esperienza che gli fece conoscere l’umanità pienamente, con l’attività lavorativa capace di recare dignità e vita.

Come riporta il n. 266 del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesacon il suo lavoro e la sua laboriosità, l’uomo, partecipe dell’arte e della saggezza divina, rende più bello il creato, il cosmo già ordinato dal Padresuscita quelle energie sociali e comunitarie che alimentano il bene comune a vantaggio soprattutto dei più bisognosi”. Quanto è importante il lavoro! Non più argomento scomodo ma decisivo. Nel lavoro l’uomo si scopre parte attiva della Creazione. Noi stessi, uomini del 2021, creatori di speranza, di Bene Comune. Ci pensate?

A Taranto la scelta di puntare sul Mlac, già evidenziata negli anni con diverse fortune, si è connessa alla fatica di parlare di certe tematiche, nonostante i progetti pensati e il lavoro incessante di incaricati e segretari che ci hanno creduto e hanno dato contributi importanti. Ma si fa fatica. Un po’ perché parlare di lavoro e del suo valore, in senso cristiano, appare difficile. Un po’ perché è uno di quei temi scomodi da lasciare solo ai tecnici, poco presente nelle aule parrocchiali se non perché la guida ce lo suggerisce o esiste uno specifico problema. Taranto, che si avvia ad ospitare la prossima Settimana Sociale, vive inoltre una serie di contraddizioni: il dissidio uomo-ambiente, legato alla presenza del Siderurgico con, storicamente, i benefici economici seguiti da disastri ambientali e lutti a causa di emissioni inquinanti. Possiamo evitare di parlarne? Certamente no. Ne va del nostro essere credenti. Ne va del nostro vedere, del nostro giudicare e del nostro progettare uno sviluppo integrale della persona nella sua totalità. Dobbiamo re-iniziare a pensare che evangelizzare il mondo del lavoro non possa staccarsi dal lavoro evangelico di vivere il mondo in maniera diversa. Non abbiamo la presunzione, certo, di essere Creatori, ma di partecipare al Bene comune questo sì. Il Movimento Lavoratori non chiede folle ma chiede partecipazione, non richiede tanti incontri ma progettazione, non desidera solo pregare ma anche essere azione. Contemplattivi, insomma, sulla scia di quanto anche il Magistero di Papa Francesco indica. Come suggeriva anni fa la Laborem Excercens il lavoro è una vocazione fondamentale dell’uomo. Perciò non ci spezza forse il cuore sapere dell’aumento della disoccupazione, dell’abbandono del territorio da parte dei giovani per altri lidi? Non ci si può non interrogare sulla difficoltà odierna di fare impresa e progettazione sociale in provincia di Taranto. Mancano gesti concreti adeguati a raccontare nuovi modelli lavorativi e di sviluppo. 

La realtà interroga insomma ogni credente. Non possiamo evitarla. E ogni realtà può essere l’evento utile per pensare il mondo come vorrebbe Dio. Il Mlac si pone l’obiettivo di intercettare il bisogno umano del lavoro come vocazione, coglierlo e aiutarlo a concepirsi come Bene comune. Non abbiamo tantissimi mezzi, se non il lavoro, guarda caso, di puntare ai valori dell’agire economico, intercettando le speranze e i progetti che possano risollevare la nostra terra. Il Mlac in questo è di ausilio al Progetto Policoro, nato in Diocesi da qualche anno. Il Progetto è il luogo dove la ricerca attiva del lavoro, la progettazione sociale, l’animazione rivolta all’autoimprenditorialità si connettono ai valori della persona che il Mlac riconosce come fondamento dell’economia. 

Avere il Mlac in Diocesi non significa demandare ad esso l’affrontare le tematiche scomode, chiedergli di agire per creare lavoro, parlare di Ilva ed economia. Non è insomma un ufficio che deve pensare all’azione mentre il resto dell’associazione agisce nell’essere cattolici. Tutt’altro. Il Mlac c’è se l’associazione stessa inizia, come sta già facendo, a interrogarsi sulla vocazione lavorativa e non solo presbiterale e familiare dei nostri giovani. A chiedersi se non sia necessario conoscere meglio la morale sociale, la sconosciuta per tanti iscritti. Inevitabilmente il Mlac parlerà di politica, ma quella alta, quella che diviene forma di carità. Per questo il Mlac è discernimento comunitario, espressione dinamica della comunione ecclesiale, il metodo di formazione spirituale, di lettura della storia e di progettazione pastorale, attraverso il quale diamo attenzione alla vita delle persone. Perché, come insegna la Costituzione, la Nazione si fonda sul lavoro. E questo si fonda sulla persona. In un tempo di individui nell’economia e nella politica tornare alla persona ci pare essenziale. E il Movimento intende farlo. Soprattutto nella nostra Diocesi di Taranto.