Brevissime riflessioni sul Settore Giovani di Azione Cattolica e sul suo posto nella Chiesa e nella società
A cura di Alessandro Greco – Consigliere Diocesano per il settore giovani
Chi è il giovane di AC? Da cosa lo si riconosce? Cos’ha di diverso dagli altri giovani cristiani e, in definitiva, dagli altri giovani?
In un’epoca caratterizzata da una comunicazione rapida e scarna e da un perenne bisogno di etichette, queste domande identitarie si ripropongono con frequenza. La risposta, molto semplicemente, è che non c’è alcuna differenza. Nessun segno di riconoscimento, nessun distintivo, in ultima analisi neanche uno specifico programma da portare avanti.
E allora chi è il giovane di Azione Cattolica?
Il giovane di AC (ci insegna la Chiesa attraverso i suoi documenti) è solo e semplicemente un giovane come gli altri, un battezzato che sceglie di mettersi al servizio dell’intera comunità insieme ad altri battezzati. «Leggendo il Progetto – scrive l’AC nel suo Progetto Formativo nazionale – qualcuno potrebbe obiettare che molte delle cose che vi sono proposte appartengono a tutti i cristiani. Si tratta di una scelta, conseguenza dell’anima ecclesiale dell’AC […]» (Perché sia formato Cristo in voi, Ave, Roma 2020, p. 14). L’Azione Cattolica, infatti, sceglie di non avere una finalità propria, e così tutti i suoi membri: «Fine immediato di tali organizzazioni è il fine apostolico della Chiesa, cioè l’evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti» (Concilio Vaticano II, Apostolicam Actuositatem 20).
Il ruolo del Settore Giovani può essere inteso come forza propulsiva dell’intera associazione. Per la sua natura transitoria, infatti, l’età giovanile è un crocevia delle più diverse esperienze e dei più diversi interrogativi: esperienze di studio, di lavoro, di impegno nella società in varie forme (spesso incerte e contraddittorie), necessità di tradurre alcuni impulsi istintivi in scelte di vita ponderate. E, non ultimo ma alla base e al fondo di tutto questo, consolidare la scelta di compiere un cammino di fede.
Questo bagaglio di esperienze e di situazioni tipiche dell’età giovanile (e forse non è un caso che l’Azione Cattolica sia nata proprio dall’idea di due giovani) costituisce una ricchezza e in un certo senso un perno per tutta l’azione, soprattutto formativa, dell’associazione. D’altro canto, l’essere inseriti in un’associazione che fa dell’interazione fra generazioni uno dei propri aspetti caratteristici garantisce che questo impegno apostolico dei più giovani cammini su gambe solide e non rischi di risultare effimero, come spesso accade ai migliori impulsi giovanili.
Il Settore Giovani di Azione Cattolica è anche, però, uno strumento fragile. Nell’incredibile varietà di proposte formative e di impegno, infatti, si può essere facilmente tentati dal cercare un proprio specifico, un’identità ben delimitata, accattivante e facilmente presentabile al mondo. Essere giovane di AC, invece, è un’esperienza che non si lascia racchiudere in formule preconfezionate: è presenza discreta, messa al servizio dell’intera comunità, sia ecclesiale che civile; è occasione di crescita; è, prima e dopo tutto, una palestra di vita.