a cura di Alessandro Greco (delegato per l’arcidiocesi di Taranto)
È stata un’edizione nel segno della partecipazione, la cinquantesima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, che si è appena conclusa a Trieste. Partecipazione di cui non si è solo parlato, ma che si è sperimentata con una modalità innovativa sin dall’organizzazione dell’evento.
Meno relazioni in plenaria rispetto alla precedente Settimana Sociale di Taranto, più spazio ai laboratori tematici, nei quali si è sperimentato un metodo di discernimento complesso basato sulla scrittura. Per rifuggire dal tradizionale “cerchio” da gruppo di catechesi che tutti ben conosciamo, in cui si corre sempre il rischio di non approdare mai ad una conclusione, si è adottato un metodo, con l’ausilio del digitale, basato sulla condivisione e rilettura di proposte scritte elaborate da ciascun membro del gruppo, selezionate attraverso una sorta di setaccio in più passaggi sino a individuarne un numero ristretto sul quale elaborare indirizzi concreti.
Questo metodo, che all’inizio ha incontrato non poche resistenze a causa dell’obbligo di sintesi che rischia senz’altro di impoverire il dibattito, ha però via via acquisito sempre più consensi nei tre giorni di laboratori, in quanto si è riconosciuto che esso ha garantito voce a tutti e soprattutto ha lasciato una traccia tangibile degli esiti delle discussioni.
Proprio da questi esiti ripartirà il comitato scientifico e organizzatore per redigere il documento finale, che sarà pubblicato a settembre.
Se dunque ci si dovesse chiedere quale sia il frutto della Settimana Sociale di Trieste, la risposta sarebbe questa: non un contenuto (eppure ce ne sono stati molti), non una proposta concreta (sebbene ne siano state formulate a decine), ma un metodo di discernimento comunitario che per la comunità civile è stimolo di partecipazione democratica, ma per quella ecclesiale è processo sinodale in ascolto della voce dello Spirito.
a cura di Alessandro Greco, delegato per l’Arcidiocesi di Taranto
Sta partendo a Trieste la cinquantesima Settimana Sociale, che da questa edizione perde il tradizionale nome di Settimana Sociale dei Cattolici Italiani per sostituirlo con quello di Settimana Sociale dei Cattolici in Italia.
L’edizione, che fa seguito a quella di Taranto che si focalizzò su temi ambientali, avrà al centro un argomento quanto mai attuale: quello della partecipazione democratica. La scelta di focalizzarsi su questo aspetto della vita sociale riflette un clima quanto mai complesso per le democrazie. I dati dell’affluenza alle ultime elezioni europee e amministrative (mai così bassi nella Storia della Repubblica) hanno infatti rimarcato una volta di più come non sia possibile pensare che la democrazia regga senza un’ampia, consapevole e convinta partecipazione di tutti i cittadini.
In questo, i cattolici e in special modo i laici cattolici, secondo il carisma loro proprio (come più volte ricordato, fra gli altri, da San Paolo VI), non possono restare a guardare ma devono, anzi, essere “lievito che fa fermentare la massa”.
Per sviscerare i molti aspetti di questo complesso tema, gli oltre mille delegati provenienti da quasi tutte le diocesi italiane oltre ai lavori in plenaria avranno occasione di dibattere in numerosi tavoli tematici: dall’istruzione alle nuove tecnologie, dal mondo del lavoro alla comunicazione passando per l’ambiente, i gruppi di lavoro saranno occasione di confronto, scambio di esperienze ed elaborazione di proposte.
Nell’organizzazione di questa edizione si è avuta cura di dedicare ampio spazio anche a momenti di approfondimento culturale, con spettacoli e tavole rotonde aperti non solo ai delegati, ma anche alla cittadinanza.
A sottolineare l’importanza di questa cinquantesima edizione, la presenza all’inaugurazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e quella di Papa Francesco per la Celebrazione Eucaristica conclusiva.
La delegazione dell’Arcidiocesi di Taranto, guidata dall’Arcivescovo mons. Miniero, è composta per questa edizione da Mons. Antonio Panico, don Ezio Succa, Pietro Panzetta, Paola Casella e Alessandro Greco, che vi scrive.
a cura di Daniele Panarelli, vice presidente diocesano, settore Adulti
In occasione dell’appuntamento elettorale per le votazioni del Parlamento europeo, si è svolto lo scorso 6 giugno, presso il teatro Tarentum di Taranto, l’incontro/dibattito dal titolo “Cultura ed identità europea: l’integrazione che vogliamo”. Fortemente voluto dall’Azione Cattolica diocesana e dall’Ufficio diocesano per la pastorale sociale, il lavoro, la giustizia, la pace e la custodia del creato, l’incontro ha dato l’opportunità ai presenti di approfondire il tema dell’identità europea.
Davanti ad una platea numerosa ed attenta, il dott. Marco Cilento, Responsabile delle politiche istituzionali della Confederazione Europea dei Sindacati (CES) nonché componente del Board del Movimento Europeo Internazionale, ha raccontato quali opportunità l’Unione Europea offre ai suoi cittadini. Partendo dalla sua personale storia, infatti vive e lavora a Bruxelles ormai da oltre 20 anni, il dott. Cilento ha sapientemente esplicitato i progressi fatti in tutti questi anni come anche raccontato in maniera esaustiva i progetti che sono adesso in cantiere. “Attraverso lo scambio di cultura si crea una identità nuova che si spera possa accomunare i popoli ora e in futuro nel grande obiettivo finale che è la pace” cosi Cilento ha esortato i presenti a prendersi cura di questa istituzione, a partire dall’esercizio del voto. Il dibattito è stato inoltre impreziosito da alcuni interventi fatti dagli organizzatori della serata.
Il primo a cura di Cosimo Spezio, vice presidente del settore giovani di Azione Cattolica nonché responsabile dell’area internazionale di Azione Cattolica il quale ha raccontato la personale esperienza vissuta durante il periodo di Erasmus svolto a Strasburgo e quale contributo questo progetto abbia dato all’integrazione dei popoli europei. A seguire Antonio Santoro, membro del direttivo della scuola di formazione diocesana all’impegno sociale e politico, partendo dalla lettera di raccomandazione in vista delle elezioni a firma della Commissione delle Conferenze Episcopali dell’UE (COMECE), ha parlato delle questioni sovranazionali non risolvibili dai singoli Stati e delle strategie che l’Unione adotta per affrontarli. Infine Daniele Panarelli, vice presidente del settore adulti di Azione Cattolica, ha rappresentato i grandi passi fatti negli ultimi decenni dalla UE in materia di pace e cooperazione cercando di seguire i valori fondanti dei padri fondatori. L’incontro è stato moderato da Pietro Panzetta, membro del direttivo della scuola di formazione diocesana all’impegno sociale e politico, il quale ha dibattuto con il relatore principale sulle attuali politiche del lavoro. In questo periodo storico in cui la sensazione di sfiducia nelle istituzioni risulta acclarato, soprattutto dalle ultime statistiche di affluenza alle urne, è stato bello vedere all’interno della sala un buon numero di giovani, alcuni dei quali si stavano preparando per la loro prima esperienza di voto. Un segnale di speranza che ci piace mettere in risalto e che ci da la possibilità di poter continuare a credere che le vie da percorrere non sono esaurite. Da sottolineare anche il bellissimo percorso di preparazione svolto dai membri della presidenza diocesana di AC insieme ai membri della scuola di formazione diocesana all’impegno sociale e politico che, in quest’ultimo mese, in piena sinergia, hanno ideato e sviluppato la serata e che, come detto durante la presentazione dalla Presidente diocesana di Azione Cattolica Letizia Cristiano “questo dà proprio il senso di una chiesa che cammina insieme, che è aperta alla società e che vuole sensibilizzare le coscienze”. Siamo convinti che l’UE abbia ancora molto da offrire ai suoi cittadini e che oggi più che mai debba lavorare per distinguersi quale forza per il bene nel mondo. Di fatto, l’Unione Europea non è perfetta ma è il miglior strumento che abbiamo per costruire un futuro migliore per noi stessi e per le generazioni future.
E’ stato eletto, domenica 18 febbraio, il nuovo consiglio diocesano dell’Azione Cattolica per il triennio 2024-2027.
Il neo consiglio eletto risulta così composto, per il Settore Adulti:
Panarelli Daniele con voti 80;
Cristiano Letizia con voti 73;
Iavernaro Vita con voti 47;
Miola Angela con voti 46;
Labalestra Guglielmo con voti 42.
Per il Settore Giovani:
Spezio Cosimo con voti 87;
Panarelli Sara Maria con voti 57;
La Gioia Elio Simone con voti 43;
D’Ambrosio Rosanna con voti 39;
Angelillo Daniela con voti 38.
Per l’articolazione (ACR):
Zani Tecla con voti 71;
Petrosillo Maria Rosaria con voti 43;
Vitale Michele con voti 38;
Del Vento Claudia con voti 27;
Parisi Adriana con voti 13;
L’elezione è stata la parte finale dell’intensa giornata che è iniziata con la celebrazione della Santa Messa presieduta dall’arcivescovo S.E.R. Mons. Ciro Miniero.
L’arcivescovo durante l’omelia ci ha spronati ad essere dei buoni e credibili testimoni del Vangelo in tutti gli ambienti della nostra vita e ci ha ricordato che l’Azione Cattolica ha un particolare segreto affinchè questo si possa realizzare: “fare associazione, fare comunità voi non vi scegliete all’interno di una parrocchia, in un’associazione, non vi scegliete ognuno risponde poi vi ritrovate, vi ritrovate per poter essere testimoni. Ma testimoni come? Attraverso il vostro vivere insieme, attraverso una ricerca del bene che fate insieme, attraverso lo sforzo di guardare sempre in avanti nella prospettiva che il Signore ci chiede, di costruire il bene perché le generazioni possano sperimentare il bene che è Gesù Cristo e questo amore diventa la forza del vostro vivere come persone che aderiscono ad un progetto. Un progetto di chiesa, un progetto di amore, un progetto di comunità che rende nuovo, attraverso l’impegno e la testimonianza ,il mondo in cui si vive. Il Signore dia a tutti la forza per poter camminare sempre in questa dimensione e non fermarci mai in tutti i momenti della vita nella ricerca del bene per tutti e nella ricerca del costruire il bene attraverso l’impegno di ciascuno”.
Al termine della celebrazione è avvenuta la consegna, ufficiale, delle nomine ai presidenti parrocchiali da parte dell’arcivescovo.
La mattinata è proseguita con gli interventi e saluti dei delegati del consiglio nazionale, Diego Grando e regionale, Mimmo De Palo; con le relazioni finali della presidente diocesana, Letizia Cristiano, dei vicepresidenti del Settore Adulti, Antonella Caputo e Pasquale Massafra, del vicepresidente del Settore Giovani, Guglielmo Labalestra, del segretario MSAC, Simone La Gioia, della Responsabile e vice dell’ACR, Tecla Zani e Mariangela Di Geronimo che hanno, successivamente, presentato all’assemblea la nuova EDR, l’Equipe Diocesana dei Ragazzi.
I ragazzi hanno dato lettura del documento, risultato delle riflessioni avvenute nei consigli parrocchiali dei “piccoli”.
Il lavoro è partito dalla parole di Papa Francesco all’AC: “Voi laici di AC siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria”, i piccoli soci si sono interrogati su come poter essere dei ragazzi missionari e a quale missione sono stati chiamati. Confrontandosi hanno trovato dei punti in comune: “i ragazzi missionari scelgono di testimoniare Gesù in tutti gli ambienti di vita”e i luoghie più urgenti della missione sono risultati le proprie case, la scuola e la palestra, il luogo dove fanno sport.
Terminate le presentazioni e le relazioni si è proseguito con la presentazione dei candidati e l’apertuare dei seggi elettorali.
I lavori assembleari sono proseguiti, nel pomeriggio, sotto la presidenza di Remo Pezzuto, referente provinciale di Libera Taranto e la segretaria dell’assemblea, Gabrella Iavernaro, con la discussione degli emendamenti, proposti dalle parrocchie, al documento assembleare. Il documento finale, approvato, diventa la linea guida programmatica per il triennio appena iniziato.
Alla chiusura dei seggi, la commissione elettorale con i membri dei seggi, iniziato con lo spoglio e il conteggio dei voti. Nel tardo promeriggio i risultati con la proclamazione degli eletti.
Grazie a chi ha lavorato in questi anni per rendere sempre più bella l’AC e auguri di buon cammino al nuovo consiglio diocesano.
“La Pace in Testa”, il titolo scelto per il Mese della Pace di quest’anno, secondo lo stile che contraddistingue questa proposta, non costituisce solo uno slogan che accompagna i nostri percorsi per un tratto di strada. Esso esprime da un lato il desiderio profondo e dall’altro un deciso impegno che ragazzi, giovani e adulti di AC prendono nel proprio percorso di laici impegnati dentro le comunità che abitano.
Mettere la pace in testa significa ribadire il primato della pace. Siamo chiamati a mettere la pace al primo posto, in cima a tutto.
Come ha ricordato il Card. Zuppi, aprendo i lavori della 78° Assemblea Generale Straordinaria della CEI lo scorso novembre, la pace ha il primato nei nostri pensieri e nelle nostre azioni. Non è solo l’urgenza del momento ad imporci tale primato, ma la natura stessa della Chiesa. Siamo il popolo a cui Gesù affida la pace (“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo” Gv, 14,27).
Per questo avere la pace in testa significa pensare incessantemente ad essa, pregare senza sosta, offrire per essa il nostro digiuno e la nostra penitenza, insomma spendersi per essa con dedizione totale.
Animati da questo desiderio, nell’ultimo week end (27 e 28) di gennaio abbiamo vissuto due intense giornate dove la parola PACE ha risuonato forte.
Sabato sera, a Martina Franca, giovani, adulti ma anche tante famiglie con bambini hanno partecipato ad una fiaccolata silenziosa che è terminata con un momento di preghiera, presieduto dall’Assistente del Settore Adulti, Don Giovanni Agrusta e dall’Assitente Unitario Don Carmine Agresta presso la Basilica Minore di San Martino.
E’ stata scelta la Basilica in quanto, dal 2000, è Monumento Messaggero di una Cultura di Pace dell’UNESCO.
Ringraziamo le associazioni parrocchiali della vicaria di Martina Franca che si sono rese da subito disponibili ad accogliere questo momento diocesano nella propria cittadina, al sindaco Gianfranco Palmisano che ha marciato e pregato con noi e alle tante associazioni presenti in basilica con le bandiere della pace.
Dopo la fiaccolata e preghiera silenziosa di sabato sera ci siamo ritrovati domenica mattina in 600 tra ragazzi , giovani e adulti che, marciando, tra le strade della città ancora addormentata, hanno raggiunto il Parco Archeologico delle Mura Greche.
In piazza Fellini ( adiacente il parco ) i ragazzi hanno discusso sui diritti fondamentali dei bambini aiutati dall’Unicef comitato provinciale di Taranto e dalle associazioni di volontariato Autisticamente, La Casa di Sofia , Ohana e Natà Laboratorio di riuso creativo.
Non è mancato il gioco, i gemellaggi, i canti e la gioia. Soprattutto non è mancata la preghiera e la richiesta incessante di pace tra i popoli e lo stop di tutte le guerre.
Un’attenzione particolare è stata dedicata ai giovanissimi. Circa 40 i giovanissimi provenienti dalle diverse parrocchie della diocesi, che hanno avuto modo di confrontarsi e riflettere insieme su quelle situazioni in cui, l’esercizio del diritto ad esprimere la propria opinione, non genera situazioni di pace ma, al contrario, puó addirittura finire col porre in essere comportamenti costitutivi di reato. Partendo da alcuni fatti di cronaca del quotidiano e da post estratti dai social network, i ragazzi, suddivisi in gruppi, si sono confrontati sui temi del bullismo, Cyberbullismo, shitstorm e body shaming. Hanno condiviso le loro opinioni sui temi indicati e, con grande coraggio, hanno raccontato le esperienze vissute direttamente sulla propria pelle e indirettamente, attraverso amici e/o conoscenti. Il momento è stato anche arricchito dal prezioso contributo offerto dal vice presidente della sezione Unicef di Taranto, Bruno Fasano, che ha partecipato attivamente ai lavori di gruppo ed ha poi presentato i progetti che l’Unicef da anni porta avanti proprio su questi temi. L’esperienza, seppur breve per via dei tempi organizzativi, ha mostrato come la generazione Z della nostra Ac diocesana, non perda occasione per mettersi in gioco dinanzi alle sfide del quotidiano.
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Don Luciano Matichecchia, Tecla Zani e Mariangela Di Geronimo (Assistente diocesano, Responsabile e Vice Responsabile ACR diocesani ) ringraziano di cuore la comunità di S. Teresa, Mons. Paolo Oliva , l’AC parrocchiale e il gruppo Scout Taranto 4 per la meravigliosa accoglienza e il fondamentale supporto, l’AC parrocchiale della Concattedrale per la disponibiltà degli ambienti, ringraziano inoltre la Presidenza Diocesana , il Comune di Taranto, Kyma Ambiente per la pulizia straordinaria della piazza, il comando della polizia locale, la Protezione Civile e la Croce Rossa perché tutto si è svolto in totale sicurezza.
Si è svolto in data 30 settembre il primo degli incontri organizzato dall’equipe diocesana Acr, che ha sancito l’inizio del nuovo anno associativo.
Protagonisti questa volta però non sono stati i più piccoli, ma i loro educatori e responsabili, chiamati a vivere un breve pomeriggio di meditazione e riflessione personale, nella splendida cornice di San Michele in Triglie, perla naturale nascosta tra i comuni di Statte e Crispiano.
Questa è casa Tua! Eccolo il tema dell’anno della sequela, che ci spinge a cercare la radice del nostro essere cristiani, riscoprendo l’incontro con Gesù che cambia la vita, anche attraverso il confronto con le persone.
Irrompente è la domanda di fondo “Tocca a me?” che chiama educatori e ragazzi a mettersi in gioco, ad assumersi responsabilità, ad essere promotori di accoglienza, a raccontare quel che sembra importante condividere, a riscoprirsi fragili, a lasciarsi toccare il cuore da Dio.
Proprio a partire da questa domanda, accompagnati dalla lettura del brano del Vangelo dei discepoli di Emmaus e dalla riflessione fatta dall’assistente Don Luciano Matichecchia, più di ottanta tra responsabili, educatori e collaboratori Acr provenienti dalle diverse parrocchie della diocesi, hanno accolto l’invito loro rivolto da tutta l’equipe diocesana.
Il percorso di meditazione proposto è stato articolato in tre step: la cura di sé, la cura degli altri, la cura del creato, quest’ultimo inteso in senso più ampio, ovvero anche come insieme di luoghi abitati nel quotidiano.
E così, nel paesaggio di impareggiabile bellezza della gravina di Triglie, partendo dalla cappella dedicata a S. Michele e passeggiando tra le pozzelle dell’Acquedotto romano del Triglio e la cripta di San Giuliano, i partecipanti all’evento, hanno scavato in profondità nella propria fede, facendo memoria del giorno del loro primo incontro con Cristo, per potersi interrogare su quanto la propria vita quotidiana sia ancora aderente a Lui, e quanto il servizio prestato sia autentico e ricco di gesti concreti di cura e di attenzione verso gli altri e verso i luoghi da loro abitati.
Qualcuno ha scelto di vivere un momento di riflessione individuale, altri hanno optato per il confronto a coppia, altri ancora per la condivisione di gruppo.
Durante la riflessione, agli educatori è stato anche richiesto di aver cura della riserva naturale e del luogo di ospitalità, e così ciascuno, armato di guanti e sacchi, ha provveduto a raccogliere i rifiuti incontrati durante il cammino.
Al termine del momento di riflessione, a ciascuna parrocchia è stato chiesto di identificare e condividere un attuale bisogno delle loro realtà, e di assumersi un impegno concreto nei confronti dei luoghi abitati e dei ragazzi loro affidati.
Bisogni ed impegni sono stati raccolti su dei cartelloni, divenendo così elementi preziosi da cui partire nella definizione degli obiettivi e risultati del nuovo anno associativo che ci vede tutti impegnati nell’importante tappa del rinnovo dei consigli parrocchiali e diocesano. Di seguito i bisogni emersi:
– incontri di formazione “brevi”
– Testimonianze forti che rendano viva la Parola di Dio.
– incontri specifici per parlare di adesione ai ragazzi e ai bambini
– incontri spirituali x educatori
– feste diocesane che tocchino i territori più lontani dalla città.
– una proposta per presentare il cammino dell’acr alle famiglie
– un aiuto per organizzare i gruppi.
– maggiore vicinanza fisica.
– più incontri all’aperto.
– più presenza dell’assistente.
– maggior dialogo tra assistenti Ac e parroci.
– più dialogo tra parrocchie vicine.
– più attenzione ai vari territori parrocchiali (vicarie).
E la carta degli impegni che ne è venuta fuori:
– ci impegniamo a portare il nostro entusiasmo in parrocchia
– ci impegniamo ad una maggiore partecipazione agli appuntamenti diocesani
– ci impegniamo a realizzare incontri x educatori in parrocchia che siano formativi e di confronto, non solo organizzativi.
– ci impegniamo ad “essere faro” con i nostri percorsi formativi
– ci impegniamo all’inclusione (che nessuno sia escluso nelle nostre proposte).
– ci impegniamo all’ascolto fraterno
– ci impegniamo ad essere ponte tra la parrocchia e la diocesi e viceversa.
– ci impegniamo ad essere ospitali
Ed allora non resta che dire “Tocca a noi” cimentarci in questa nuova avventura, fatta di difficoltà e necessità, ma anche di bellezze che costituiscono dono per tutti, a misura di ciascuno!
“Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola e come faccio a averla piena. Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola. Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclassisti, ma schierati. Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero a un livello superiore. Non dico a un livello pari a quello dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto” (Esperienze pastorali p.239)
Hai preparato lo zaino? Hai preso tutto? Diario, quaderni e astuccio ci sono? Scommetto che la tua giornata è iniziata con almeno una di queste domande, segno che c’è qualcosa di diverso rispetto ai giorni precedenti: è tornata la scuola! Oggi per molti studenti della nostra diocesi suonerà la prima campanella, torneremo in quel posto tanto amato e temuto, torneremo a ritrovarci alla fermata dell’autobus ancora assonnati, a parlare con il compagno di banco, a rivedere i professori e a conoscerne di nuovi.
Quest’anno scolastico si apre ancora una volta in un contesto non semplice, l’influenza della pandemia all’interno delle nostre vite è ancora forte e nell’aria si avverte un timido senso di fiducia rispetto alla totale ripresa delle attività didattiche in presenza. In questo clima di incertezza noi studenti abbiamo un compito molto importante: studiare per essere seminatori di speranza.
Papa Francesco nella Fratelli Tutti ci ricorda che “il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante” (Fratelli Tutti 15). Come noi giovanissimi possiamo diventare seminatori di speranza? Studiando e volendo bene alla nostra scuola, ai nostri compagni e anche a quel professore che non riusciamo proprio a sopportare. Studiare infatti è molto più che il lavoro richiesto a noi adolescenti: si tratta di una responsabilità sociale. Infatti, ogni volta che ci offriamo con disponibilità ad apprendere cose nuove, stiamo già modificando la nostra società. Qualche anno fa una ragazza di nome Malala ha ricordato al mondo proprio questo, con l’ormai celebre frase: “un bambino, un insegante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.
Ci auguriamo dunque un nuovo anno scolastico in cui poter prendere sempre più consapevolezza del gesto rivoluzionario che svolgiamo sui banchi di scuola, è importante che questa piccola gigantesca rivoluzione non resti solo un bell’Ideale ma diventi uno stile di vita da esercitare. È una nostra responsabilità che non possiamo rifiutare o delegare, ma siamo chiamati ad accogliere perché “prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi” (Fratelli Tutti 17).
Ci auguriamo di avere aspettative grandi sulla nostra scuola e di metterci in gioco in prima persona affinché mete sempre più alte siano raggiunte. Specialmente nei momenti più difficili, quando con la scuola siamo arrabbiati perché c’è qualcosa che non funziona, quando ci ritroveremo ad affrontare i problemi che la pandemia aveva messo in pausa e quelli che sono emersi durante l’emergenza sanitaria.
Ci auguriamo di essere studenti inquieti che non sia accontentano delle risposte preconfezionate ma hanno desiderio di conoscere, scoprire, approfondire. Inquieti non significa essere seduti all’ultimo banco e disturbare, non significa nemmeno alzare la voce quando qualcosa non ci va giù, non significa essere polemici ed aizzare i nostri compagni. Inquieti vuol dire essere sempre in Movimento, quello con la M maiuscola. Un Movimento in cui circolino idee, proposte, progetti. Un Movimento che faccia sentire ciascuno accolto e amato. Un Movimento che veda noi studenti protagonisti ma non unici attori, perché la scuola la si migliora solo insieme, lavorando e sognando insieme con i dirigenti, i docenti e il personale amministrativo.