A cura di Adriana Parisi – Consigliere diocesano
Je so puzzle è il titolo del #modulo formativo del settore adulti che si è svolto a Roma Dl 6 all’8 Maggio. Sono stati tre giorni intensi e ricchi di riflessione. I nostri vicepresidenti nazionali, hanno favorito con la loro spiccata simpatia, un clima disteso e familiare. Con lo stile già sperimentato nei #cantieri Adulti un laboratorio di progettazione realizzato dagli incaricati regionali e la presidenza ci siamo posti domande che interrogano, per nulla aggressive o giudicanti, ma anzi molto profonde. Tante domande e poche risposte.
La prima riflessione è stata a cura di don Fabrizio De Toni , assistente centrale del settore Adulti . “Come e quando si diventa adulti?”
Rispetto al passato, quando bastava un matrimonio associato ad un lavoro per essere considerati adulti , quando per la maggior parte dell’umanità quelle scelte accompagnavano tutta la vita, oggi un adulto è in continuo cambiamento in base alle esperienze vissute di volta in volta . L’adulto di oggi è quasi “coriandolizzato”, in una società fatta di tantissimi piccoli pezzi . Ciò ovviamente non è rassicurante : la precarietà del lavoro, le tante famiglie lacerate , ferite ; la stanchezza e la paura del futuro e al tempo stesso il desiderio di raggiungere mete a volte fuori della nostra portata .
Una sorta di incertezza continua che ci rende tanti piccoli pezzi di un puzzle all’interno di una società , essendo noi stessi composti da un puzzle di mille pezzi. Essere adulti lo si diventa permettendo alle ferite di plasmarci ed insegnarci ad accettare la fatica e il fallimento, a staccarci dal nostro io e pensare al bene comune . Queste tessere , noi con tutte le nostre diversità , abbiamo il compito di comporre il grande puzzle che è la società . Che è la chiesa.
Una chiesa, un Ac attenta che deve sconfinare, cercare ed abitare luoghi che sono lo spazio di chi non frequenta le nostre comunità parrocchiali.
Da sentinelle ad esploratori , in “ospedali da campo”, alla ricerca di mettersi accanto all’altro e provare a comprendere i suoi bisogni . Come? Sicuramente con uno sguardo interessato, un dialogo che sia ascolto silenzioso, non giudicante ma accogliente . Ogni storia , ha sempre un valore inestimabile. Al suo interno c’è sempre il segno della Grazia. Essere, pur nella nostra fragilità, l’eco della voce di Dio , come ci è stato detto nella celebrazione eucaristica conclusiva domenicale.
Sarebbe bello creare una zona intermedia tra credenti e non, dove l’AC possa far scaturire le domande di senso che ognuno ha dentro di se. Discernere , entrare nelle situazioni dell’altro e affiancarsi a lui. La “lieta novella”, è per tutti. Nessuno escluso . Sappiamo bene che ancora oggi, per quanto si stia approfondendo uno “stile sinodale”, si respira un aria fortemente clericale, che molto poco guarda in giù e prova a confrontarsi . Ci siamo interrogati anche, sulla formazione dei nostri sacerdoti , che forse potrebbero crescere in età, sapienza e grazia, se vivessero il tempo della formazione restando nelle loro comunità. Nel mondo, come direbbero i Testimoni di Geova. (potrebbe, è sempre una domanda non una risposta).
Di fatto, comunque c’è, che questo tempo pandemico ha lasciato un segno importante e ci sfida a cambiamenti dovuti ad una umanità che ha vissuto la paura di un futuro ancora più incerto. Una umanità che ha ancora più domande e sempre meno risposte .
Una umanità, che ci chiede di metterci accanto come stile di vita, per testimoniare quella fede che professiamo così orgogliosi.
Si è adulti , quando ci prendiamo cura dell’altro, accogliendolo come dono senza voler tenere tutto e tutti sotto controllo, con la voglia di costruire insieme.
Dopo due anni, siamo tutti più fragili. Abbiamo sperimentato la solitudine, lo smarrimento, desiderato il quotidiano frenetico che ci aveva fagocitato e spesso non ci dava modo nemmeno di pensare . Oggi, credo personalmente, che sia stato positivo pur nella grande tragedia delle perdite che molti hanno vissuto . Ci chiede di rimetterci in gioco , in modo proficuo e meno superficiale … o meglio, non concentrato solo su se stessi .
Il presidente nazionale, Giuseppe Notarstefano, si è poi soffermato su come l’AC ha vissuto questo tempo. Una grande e generosa spiritualità ha accompagnato questi due anni, con tutti i mezzi possibili a disposizione. Senza guardare indietro , dovremmo vivere la novità di questo tempo , con fiducia e senza pensare ai risultati . Spendersi e fidarsi : due parole chiave che ci indicano la via da percorrere .
Le nostre comunità, vanno vissute come il luogo della Resilienza con la capacità di cambiare e guardare con fiducia al futuro : la storia non è finita, va verso la Resurrezione . Con la forza che ci viene dal Vangelo , non possiamo ignorare la croce come passaggio dalla morte alla vita.
La concretizzazione di tale forte affermazione, è stata la testimonianza di un giovane uomo che con straordinario coraggio ha raccontato brevemente come si è innamorato dell’Azione Cattolica . Gaspare Gaetano Trigona, è un giovane uomo che l’Ac Rossano–Cariati ha incontrato in carcere . Gaspare ha ringraziato mille volte perché sa di aver sbagliato , ma l’Azione Cattolica gli ha dato una seconda opportunità di sentirsi amato, accolto , in famiglia. Possibilità che nel quotidiano dopo la sua scarcerazione , il 25 Aprile, gli viene ancora negata anche solo per poter affittare una casa dove vivere . L’Ac mi ha scelto, ha raccontato commosso. È venuta da me. Ha invitato tutti i presenti, a raggiungere tutti quei luoghi dove l’uomo vive ai margini ,perché gli si salva la vita. Personalmente, in mezzo a tante bellissime riflessioni, credo che questa testimonianza che tanto onore fa alla diocesi di Cariati , sia stata illuminante per tutti.
Un Azione Cattolica che si interroga su strategie nuove al servizio della Chiesa e di Nostro Signore prima di tutto, deve mettere davvero su il grembiule e amare fortemente l’altro, ovunque sia, chiunque sia …ogni tanto abbiamo bisogno di ricordarlo .
Solo tutti insieme , tenendoci per mano , questi pezzi di PUZZLE comporranno un meraviglioso AFFRESCO: l’umanità che il Padre ha creato, il Figlio ha testimoniato e lo Spirito Santo guida .