Quando la vocazione ti porta… “fuorisede”

A cura di Elio Simone La Gioia – Segretario MSAC

La fine di un anno, sia scolastico che universitario, coincide quasi sempre, con il momento di tirare le somme e per me, ancora di più quest’anno. Detto questo, ho pensato di voler condividere con voi una storia particolare, la mia: quella di uno dei tanti studenti che lasciano la propria terra d’origine per andare a studiare fuori.

Non è mai facile lasciare il luogo in cui si è cresciuti: la propria famiglia, gli amici di sempre, tantomeno la propria parrocchia. Con questo sentimento di malinconia iniziale sono partito ad inizio settembre per raggiungere Roma e durante il tragitto di questo primo viaggio da fuorisede, tante domande hanno iniziato a balenarmi per la testa, una su tutte però, mi interrogava su come sarebbe stata la mia vita, da quel giorno in poi, così lontano da casa.

Abbastanza ricorrenti sono state le parole del mio parroco, don Lucangelo De Cantis, che salutandomi mi rincuorava dicendomi che a Roma avrei trovato “un tabernacolo davanti al quale pregare e una parrocchia che mi avrebbe accolto”: posso affermare che, a quasi un anno di distanza, queste parole si sono rivelate proprio vere.

In questo nuovo anno ho avuto la fortuna di poter proseguire il cammino in associazione grazie al progetto Fuorisede,  il quale da anni si impegna ad aiutare e sostenere  giovani studenti e lavoratori, tramite la collaborazione tra diocesi diverse.

Mi è capitato durante questi mesi di incontrare tante persone, ognuna con la propria unicità ed originalità ed in particolare mi ha colpito l’incontro con uno studente fuorisede “inusuale”: un giovane seminarista della diocesi di Castellaneta, Giovanni Fonseca, qui a Roma per concludere la sua formazione in vista del sacerdozio.

Chiacchierando con lui spesso, ci siamo confrontati  sull’esperienza bella che l’AC rappresenta per la mia vita ed, in una delle nostre ultime conversazioni, gli ho posto qualche domanda ripensando alle parole che il presidente nazionale uscente ci ha consegnato in occasione della XVII Assemblea Nazionale: “dobbiamo sentire forte la responsabilità di avere cura […] dei seminaristi, che dobbiamo accompagnare e sostenere, facendo loro pregustare la possibilità di vivere in pienezza la propria vocazione godendo dell’amicizia e della collaborazione di laici maturi e generosi, capaci di camminare insieme, sinodalmente, nella corresponsabilità”.

Senza accorgercene, abbiamo toccato temi importanti, sui quali l’AC è particolarmente attenta, come: la varietà dei carismi che lo Spirito suscita nella chiesa, il protagonismo laicale e (perché no) anche di vocazione. Detto questo, ho pensato allora, di volere condividere con voi alcune di queste riflessioni.

C’è un aspetto che ti ha colpito particolarmente del cammino che l’AC propone?

Personalmente provengo da una realtà ecclesiale in cui l’Azione Cattolica, in tutte le sue forme, rappresenta il cuore pulsante della formazione di ogni cristiano. È un dato di fatto che l’AC ha da sempre avuto a cuore la persona nella sua interezza, come Papa Francesco ha ricordato all’associazione in occasione del suo 150° anniversario. In quest’anno, ritengo che sia stata particolarmente stimolante e utile per la mia formazione pastorale, l’esperienza che ho maturato nella parrocchia di San Roberto Bellarmino in cui risiedo e dove ho avuto modo di conoscere più da vicino l’Azione Cattolica dei Ragazzi.

Ritengo particolarmente profetica, soprattutto in seguito al periodo scoraggiante appena trascorso, la dimensione peculiare dell’ACR in cui la formazione, oltre a risiedere nel gruppo, valorizza ogni aspetto del singolo.

Da studente fuorisede, una bella sorpresa è stata quella di conoscere il MSAC, un interessante provocazione alla missionarietà rivolta ai giovanissimi.Sono contento che questa interessante iniziativa sia nata da poco, anche tra le fila dei giovani studenti della mia diocesi di Castellaneta.

vocazione

Da seminarista, come pensi che AC e vocazione, si incontrino?

Non è mai banale o scontato parlare di vocazione, soprattutto se ci si ritrova a diversi confrontare con chi (magari da tempo) è in ricerca di certezze sul proprio futuro. Solo quando la parola “vocazione” si incontra con la parola “discernimento”, è allora possibile comprendere come la storia di ognuno di noi, nasconda in se, qualcosa di grande: un amore capace di servire, donando la propria vita per gli altri. 

Vocazione ed AC, per me, rappresentano un binomio consolidato che, anche nella specificità laicale che contraddistingue l’associazione, concorre a generare e sostenere anche le vocazioni destinate al sacerdozio o alla vita consacrata. È un dato di fatto che l’Azione Cattolica rappresenti un grembo fecondo per la nascita e per la crescita attenta di nuovi carismi a servizio della Chiesa.

Come l’AC può provare ad aiutare ragazzi, giovani e adulti in un cammino di ricerca della propria vocazione?

Qui la questione è davvero seria! Perché qualsiasi scelta avventata che possiamo compiere nella nostra vita, rischia di compromette seriamente la nostra felicità. È perciò fondamentale che ogni vocazione sia sempre e comunque accompagnata, custodita e valorizzata, così come ci ricorda il Documento finale del Sinodo dei Vescovi riguardo “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. 

Ogni cristiano è chiamato, perciò, ad essere custode e promotore della propria vocazione, ma soprattutto altrui; allo stesso modo, auguro che i responsabili associativi, ad ogni livello, possano sentire forte questo richiamo a collaborare attivamente con i propri pastori, per garantire alla Chiesa sempre nuovi discepoli-missionari.

Sperando che questi spunti di riflessione possano essere utili, soprattutto a chi leggendo, si riconosce in queste righe, desidero concludere ricordando che il MSAC è sempre a disposizione di tutti coloro che proprio come me, hanno deciso di compiere la scelta di studiare lontano dalla propria terra.

Se hai domande, dubbi o vuoi proseguire il percorso in associazione contattaci sui nostri social o all’indirizzo mail msac@actaranto.it